Politica

Ma tra Pezzotta e Epifani è scontro aperto

Rottura sulla riforma della contrattazione. Il leader della Cisl: «La Cgil voleva andarsene senza fare proposte»

Antonio Signorini

da Roma

I testimoni che hanno assistito all’ultimo velocissimo tavolo governo-sindacati parlano di un’atmosfera simile a quella dei tempi del Patto per l’Italia, quando la frattura tra Cgil da una parte, Cisl e Uil dall’altra sembrava insanabile. Ieri notte i sindacati hanno incassato un accordo di tutto rispetto sugli aumenti per gli statali. Ma tra le tre confederazioni si è consumata una nuova rottura destinata a lasciare tracce profonde.
I protagonisti sono stati ancora una volta il segretario della Cgil, che però ora è Guglielmo Epifani, e il leader della Cisl Savino Pezzotta. Già nel primo incontro con l’esecutivo nella notte di giovedì, tra i due sindacalisti la tensione era salita a livelli di guardia. Tanto che ieri mattina Pezzotta confidava ai giornalisti di aver passato «più di tre ore a litigare con la Cgil». Il primo diverbio, ha spiegato il sindacalista cattolico, è stato motivato dal fatto che «noi volevamo presentare una controproposta mentre i nostri amici avrebbero preferito andarsene. Del resto noi discutiamo sempre perché abbiamo modalità diverse nei rapporti». In altre parole la Cgil voleva rovesciare il tavolo mentre la trattativa era entrata nel vivo e senza proporre alternative. Pezzotta non è entrato nel dettaglio della prima litigata notturna con il collega di sinistra, ma le testimonianze di chi ha preso parte alle riunioni parlano di una Cgil impegnata a tutti i livelli a far passare una linea di chiusura. Quella della proposta «irricevibile» che ieri ha trovato ospitalità in qualche organo di stampa. Cisl e Uil sono state fin dall’inizio interessate a far passare un messaggio radicalmente opposto: se l’offerta economica ci soddisfa cominciamo a parlare di mobilità, produttività e nuove regole contrattuali. La Cgil si è affrettata a smentire la ricostruzione di Pezzotta: «Non rappresenta il vero», ha assicurato Epifani, ma l’incontro di ieri ha semmai dimostrato che nel giro di ventiquattr’ore le tensioni tra i due si sono acuite.
A provocare la prima vera rottura tra Cgil da una parte, Cisl e Uil dall’altra da due anni a questa parte non è stata l’entità degli aumenti. La miccia che ha fatto esplodere le tensioni latenti è un vecchio tema di disaccordo tra i sindacati: la riforma contrattuale.
Uno dei punti dell’accordo proposto dal governo consisteva proprio nel dare il via alla riforma della contrattazione anche nel pubblico impiego. La Cgil ieri sera ha però posto un veto, costringendo il governo a stralciare dall’accordo questa richiesta, che invece Cisl e Uil consideravano un punto a loro favore, visto che i due sindacati riformisti chiedono da tempo di cambiare le regole favorendo la contrattazione di secondo livello.
Epifani e Pezzotta non hanno nascosto le loro divergenze neppure una volta seduti al tavolo con il governo. Si sono presentati scuri in volto all’incontro decisivo. Epifani ha dichiarato la sua indisponibilità a firmare un accordo che contenesse anche un minimo accenno ai contratti; Pezzotta ha protestato e ha annunciato che la sua confederazione era disponibile a discuterne da subito.

Anche senza la Cgil.

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