Oltre mille morti. Un fiume di profughi. Lennesimo. Si aspettava da tempo, alcuni lo avevano previsto: la Russia non starà a guardare il Kosovo indipendente né lavvicinamento alla Nato delle ex «sottoposte» Georgia e Ucraina. Così ieri lOssezia del Sud è diventata teatro dello scontro tra Tbilisi e Mosca, sostenitrice delle aspirazioni separatiste della piccola regione caucasica. Il «conflitto congelato» - come viene definita dagli esperti la tensione che dagli anni 90 si respira nel Caucaso del nord - si è sciolto sotto i colpi delloffensiva georgiana. La ricostruzione dellescalation che ha portato alla guerra non è chiara: nella zona mancano osservatori indipendenti e le uniche fonti di informazione sono le agenzie russe e il governo sudosseto di Eduard Kokoity.
Per Vladimir Putin, «di fatto è scoppiata una guerra» dopo che la Georgia ha attaccato le forze dinterposizione russe, intervenute con artiglieria e carri armati a sostegno degli osseti. Dal canto suo Tbilisi, che ammette di aver compiuto il primo passo, spiega che è stata costretta a intervenire per neutralizzare le postazioni dalle quali i separatisti bombardano i villaggi georgiani e che si trova ora di fronte allinizio di un attacco russo alle sue infrastrutture civili ed economiche dopo il bombardamento del porto di Poti, sul Mar Nero. Il confronto è andato avanti tutto il giorno, anche a colpi di propaganda, con i due schieramenti che rivendicano il rispettivo controllo della piccola regione separatista e della capitale del Sud Ossezia, Tskhinvali.
Provvisorio, ma drammatico, il bilancio: gli osseti muoiono in 1400, i russi perdono 12 militari e altri 150 rimangono feriti, 30 i soldati georgiani caduti, migliaia i civili in fuga verso il Nord Ossezia, la gemella in territorio russo. Un responsabile dellAlto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), che si trova nellarea, ha riferito che «molte case ed edifici sono state distrutte e che soltanto i soldati possono camminare per le strade». Secondo lUnhcr, inoltre, «lacqua sta andando esaurendosi, i trasporti sono praticamente paralizzati e i negozi non hanno più scorte alimentari».
Saakashvili è convinto che «la Russia sta combattendo una guerra sul nostro territorio» e dopo essersi appellato agli Stati Uniti, principale sponsor di Tbilisi, ha annunciato che «proclamerà la legge marziale». La comunità internazionale, Ue e Onu pretendono la fine delle ostilità. Gli Usa hanno chiesto il «ritiro» russo dallOssezia, ribadendo «lappoggio allintegrità territoriale della Georgia», ma sono in evidente imbarazzo.
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