Cultura e Spettacoli

Piace l’amore impossibile dei Romeo e Giulietta d’oggi

Debutta con successo «Tre metri sopra il cielo» in musical

L'amore impossibile è una gran cosa. Ecco perché ogni generazione ha bisogno dei suoi Romeo e Giulietta. Scompaiono le calzemaglie e gli spadini, arrivano i jeans e i coltelli a serramanico ed è West Side Story. Restano i giubbotti in pelle, spuntano le discoteche e le gare in moto ed ecco Tre metri sopra il cielo. Di qui un ragazzo cresciuto in strada, di là una brava ragazza con le calze a quadri sotto il ginocchio: prima si respingono, poi si amano. Alchimia perfetta, che funziona sulla carta, sullo schermo e sul palcoscenico.
Ecco perché - nell'allestimento di Tre metri sopra il cielo diretto da Mauro Simone e Loredana Sartori - le tre versioni nate dalla penna di Federico Moccia convivono con naturalezza. Boccascena e quinte riproducono in taglia extra large i famosi fogli fotocopiati dell'opera originale che, nei primi anni '90, gli studenti romani si passavano sotto banco. Qualche battuta immortale transita dal libro alla scena portandosi appresso i riflessi di quel film che lanciò Riccardo Scamarcio - nei panni di Step - nell'Olimpo dei divi. Il resto lo fa uno show tutto italiano che ben esordisce al Teatro della Luna. A spingerlo «tre metri sopra il cielo» non sono solo gli applausi delle ragazzine alle prese con le prime illusioni romantiche, ma un pubblico di ogni età che, se si siede in platea con celata sufficienza, deve poi constatare che questo musical funziona.
Belle le scenografie, ben costruiti i numeri di danza levigati dal ritmo e dall’ironia, altrettanto abili le melodie facili di una colonna sonora che, comunque, non è nemmeno lontana parente di Prokofiev o di Bernstein.
Il cast sfoggia qualità che non sempre si vedono in allestimenti più celebri: canto, ballo e recitazione convivono senza imbarazzi sulla carta d'identità dei protagonisti. Su tutti, il bravo Massimiliano Pironti nel ruolo di Pollo, la cui voce fa il paio con quella, altrettanto salda, di Martina Ciabatti (Babi).

Non si può dire altrettanto dell'Eroe (peraltro applauditissimo): Massimiliano Varrese, volto noto della fiction tv, ha bicipiti nel ruolo, un profilo da sex symbol, eppure le flessioni che esegue sul palcoscenico, da perfetto duro, dovrebbe conservarle per allenare le corde vocali.

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