Piano Nomadi, la politica dei piccoli passi

CAMILLONI «Ormai serve un referendum per sapere dove la gente vuole i rom»

Piano Nomadi, la politica dei piccoli passi

Piano nomadi, si va avanti a piccoli passi. Il regolamento varato dal Prefetto 40 giorni fa per ora resta inattuato. Il Casilino 900 resta lì dov’è da 10 anni. Questa mattina è previsto il censimento dei rom nel campo di Castel Romano, sulla Pontina. Il più grande di Roma, con circa 700 nomadi, in maggioranza croati e bosniaci. A condurre le operazioni di identificazione e controllare i permessi di soggiorno saranno le forze dell’ordine Fra i rom dell’insediamento c’è tensione. «Ci hanno avvisato e chiesto di collaborare, e siamo d’accordo» afferma il presidente dell’Unione nazionale internazionale rom Sinti in Italia (Unirsi) Kasim Cizmic: «Basta che tutto venga fatto senza aggressività e senza portare le persone via dal campo, come le altre volte».
Motivo dell’allontanamento, - Cizmic non lo dice, - i documenti non in ordine o addirittura inesistenti. C’è chi teme i controlli. Come Fikret, 50 anni: «Ho il permesso di soggiorno e pago i contributi perché lavoro come artigiano - dice - ma mia moglie non ce l’ha perché non ha trovato lavoro qui in Italia. Abbiamo due figlie e ho paura che domani mi portino via mia moglie».
C’è invece chi alle prime luci dell’alba probabilmente si darà alla macchia. Come un amico di Fikret: «Io non ce l’ho il permesso di soggiorno, noi siamo bosniaci e non possiamo tornare nell’ex Jugoslavia, perché è stata occupata dai serbi che non ci vogliono. Non so se domani mi farò trovare» dice.
Sui campi rom resta in piedi, però, la domanda più importante. A quando lo sgombero di Casilino 900? «Niente servizi sanitari nè igienici, niente luce, per acqua solo quella di una cisterna in mezzo alla strada» ha detto ieri da Auschwitz Vera Salom, presidente dell’Aned, associazione nazionale esuli deportati: «Assomiglia a un lager». Parole dure. «Ma la signora Salom ha ragione - concorda Fabrizio Santori, presidente della commissione capitolina sicurezza -. Dentro Casilino 900 non c’è acqua, servizi igienici, elettricità, nulla. Noi abbiamo ereditato questa situazione dalla precedente amministrazione, stiamo facendo il possibile. Ma sono problemi che richiedono tempo».
Casilino 900 è il primo campo da sgomberare, nei piani dell’amministrazione. «Al massimo entro la fine dell’anno», ha assicurato Alemanno. Da dieci anni Casilino 900 è un covo di delinquenza, di degrado, di squallore, nel cuore della città. Il campo va cancellato. E’ una priorità assoluta. In teoria non ci sono problemi. I rom sono d’accordo. Sono i primi a chiedere di abbandonare quell’accozzaglia di baracche e fango. Ma per andare dove? La risposta non è facile. Forse ha ragione Luigi Camilloni, presidente dell’Osservatorio sociale: «Facciamo un referendum prima, vediamo dove la gente li vuole». Per il momento Casilino 900 resta lì. Per quanto ancora? Occorre attuare prima il nuovo regolamento per i campi regolari. Quello denominato «Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le comunità nomadi nel Lazio», firmato dal Prefetto Pecoraro il 18 febbraio. E rimasto finora lettera morta. La permanenza prevista nelle aree può essere di 2 anni e prorogata fino a 6 nel caso si debba «completare l’integrazione socio-educativa». Ma c’è chi non è d’accordo. «Chiederemo al Prefetto di limitare la proroga a un solo anno» annunciano Santori e il consigliere comunale Ludovico Todini.
Sui campi abusivi si va intanto avanti a piccoli passi. Sgomberi di micro-insediamenti, poche roulotte alla volta. Ma spesso i nomadi fanno qualche chilometro e si attendano di nuovo. Sono ben 20 i nuovi micro-insediamenti sorti in città negli ultimi mesi.

Il più grosso accanto al campo semi-abusivo de La Martora, a Collie Aniene. L’assessore Sveva Belviso giorni fa si è rivolta al Prefetto: «Bisogna che le roulotte abusive vengano scortate fuori dalla provincia di Roma».

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