Piano regolatore, il sindaco arruola Berlusconi

Che la poltrona di procuratore della Repubblica a Milano fosse una delle più ambite dai magistrati di tutta Italia era prevedibile. Ma che ai nastri di partenza per la successione a Manlio Minale - già promosso alla carica di procuratore generale - si presentassero ben diciannove toghe eccellenti, non se lo aspettavano probabilmente neanche al Consiglio superiore della magistratura. E a questo punto il toto-nomina si fa più incerto che mai.
I termini per la presentazione delle candidature si stanno chiudendo in queste ore, e hanno visto entrare in scena una serie di candidature di peso.
In prima fila ci sono i candidati interni, i magistrati che già oggi lavorano nel Palazzo di giustizia di corso di Porta Vittoria, forti della tradizione ormai ultratrentennale che vede il nuovo capo provenire dai ranghi della stessa magistratura milanese: hanno presentato la candidatura i procuratori aggiunti Armando Spataro, Nicola Cerrato e Edmondo Bruti Liberati, il pm Ferdinando Pomarici (che è stato a lungo capo del pool Antimafia).
Milanesi di formazione, anche se da anni assegnati ad altri incarichi, sono anche Carmen Manfredda e Pier Luigi Dell’Osso. Ma è possibile che il Csm ritenga che siano maturi i tempi per la Procura milanese di avere un capo che proviene da fuori città.

In questo caso in pole position potrebbe esserci Vittorio Borraccetti, attuale capo della Procura di Venezia. Cui però potrebbero nuocere recenti esternazioni favorevoli al ripristino dell’immunità parlamentare, che all’interno della Procura milanese hanno trovato scarsi consensi.

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