Piano di rientro dal deficit: ecco i motivi del fallimento

Piano di rientro dal deficit: ecco i motivi del fallimento

Siamo giunti agli ultimi mesi del 2007 ma i conti della regione in campo sanitario non tornano. Lo dimostra l’ennesimo incontro Regione-governo svoltosi ieri per verificare l’andamento della situazione. Le misure adottate dalla giunta ulivista per risparmiare 788 milioni di euro nell’anno in corso si sono rivelate inefficaci. Questo l’allarme lanciato dalla Cdl e dai Socialisti riformisti. «Siamo giunti - ha detto Donato Robilotta - a un disavanzo complessivo per il 2006 di quasi due miliardi di euro, e dunque pari se non superiore al 2005». Stando alle notizie che arrivano dal ministero dell’Economia, all’appello mancherebbero circa 120 milioni di euro.
Il presidente della Regione Marrazzo nel 2006 aveva fissato gli obiettivi del piano triennale di risanamento, con il quale annunciava il risparmio tra il 2006 e il 2008 di un miliardo e 560 milioni di euro per ridurre il deficit sanitario. «La sanità del Lazio è all’anno zero, non per i medici o per le professioni, ma per una questione economica». Queste le parole dell’ex giornalista televisivo risalenti sempre a un anno fa, eppure rimaste attualissime visti i dati più recenti.
La sanità, invece, ha un deficit strutturale di 1,6 miliardi all’anno, debito che potrebbe costare la perdita di oltre due miliardi di contributi da parte del Tesoro. Il capogruppo dei Socialisti riformisti ha analizzato le cause del fallimento del piano di rientro. In cima alla lista troviamo la drastica riduzione dei posti letto che avrebbe dovuto far risparmiare circa 40 milioni di euro con il taglio di 1.414 posti in tutta la regione e che, invece, a fine anno riguarderà soltanto il 55 per cento rispetto alle iniziali previsioni. Un’altra soluzione originariamente prevista dal piano riguardava la chiusura dei reparti ospedalieri per i pazienti meno gravi durante il fine settimana, con l’obiettivo di risparmiare i costi delle degenze. Obiettivo, anche questo, non raggiunto poichè molti ospedali hanno diminuito il numero dei posti letto disponibili nel weekend, lasciando però del tutto attivi interi reparti. Un punto che sembrerebbe essere stato, invece, raggiunto riguarda lo stop alle sostituzioni di medici, infermieri e consulenti giunti all’età del pensionamento. Punto che, però, sta portando alla perdita di personale nelle strutture pubbliche e, di conseguenza, al trasferimento dei malati in cliniche convenzionate. A commentare un quadro così allarmante è intervenuto anche il vicepresidente della Commissione Sanità della regione Lazio, Stefano De Lillo, che chiede alla Commissione di esaminare al più presto i problemi presentati.

«Il Piano ha prodotto lo sconvolgimento della Sanità laziale che è sotto gli occhi di tutti e si manifesta a tutti i livelli, dal pubblico al privato, dai pazienti al personale medico e paramedico, dai farmacisti ai fornitori».

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