Piano sanitario I tagli del «commissario» non convincono

Per i vertici di controllo la programmazione sanitaria del Lazio è carente. Al contempo il periodo concesso dal Governo per la presentazione del piano sanitario regionale (Psr) è agli sgoccioli. Tra questa e la prossima settimana il governatore Piero Marrazzo, anche in qualità di commissario ad acta, dovrà portare presso la commissione Sanità della Pisana il documento di programmazione, conformemente alle disposizioni dettate dal Governo per il piano di rientro dal deficit.
Già, sembra invece che il Psr debba rimanere al palo in quanto, a tutt’oggi, quei provvedimenti sottoscritti dal commissario, e che sarebbero dovuti essere propedeutici a formulare una pianificazione sanitaria, mancano. La carenza viene messa in luce proprio nelle ultime relazioni del Tavolo tecnico di verifica, del Comitato di controllo e dell’Aifa (Agenzia del farmaco) che spiegano quanto «i provvedimenti già licenziati dal commissario non siano stati convincenti».
Vale a dire in sostanza che sia i ministeri di Economia e Welfare, che il dipartimento degli Affari regionali della Presidenza del Consiglio, la conferenza Stato-Regioni e la Conferenza delle Province, sia l’Agenzia dei servizi sanitari regionali e il Comitato permanente di verifica hanno evidenziato che la Regione ha varato una serie di misure dove emergono parecchie mancanze. Sia applicative che attuative. In definitiva nei decreti di Marrazzo non ci sono disposizioni che avrebbero portato a un minore dispendio finanziario. Stiamo parlando di interventi sulla spesa farmaceutica ospedaliera, finalizzati a riallineamento degli obiettivi su scala nazionale, del riassetto dei laboratori di analisi e degli ambulatori privati convenzionati e del riequilibrio dell’offerta privata in genere rispetto a un necessario incremento di quella pubblica.
Non ultime tra le critiche mosse, quelle riferite alla razionalizzazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi, alla diminuzione dei contratti di consulenza e collaborazione, sia sanitari che non. E su quest’ultimo punto non ci si deve sforzare troppo per ricordare quanto l’ex difensore civico di RaiTre abbia sollevato la questione più volte, promettendo di tagliare fino al 10 per cento consulenze e incarichi. A parole però, visto che da un esame accurato dell’advisor finanziario viene fuori che nel comparto sanità sono impiegati addirittura 800 amministrativi in esubero rispetto alle necessità. Un motivo che mette lo stop alle proposte di internalizzazione del Recup e per il quale la giunta, senza averne facoltà, ha rinviato la gara quando invece era dovere del commissario rivedere l’appalto.
C’è poi la questione della gestione dell’ambulatorio di via Canova 19. Qui, per quantificare il risparmio prodotto secondo Marrazzo dalla chiusura del San Giacomo, il Governo ha chiesto una verifica sulla funzionalità dopo tre mesi dall’inizio dell’attività.

In definitiva Tavolo e Comitato stanno continuando a esprimere perplessità sul risparmio, in quanto considerando la manovra relativa all’anno in corso, mancherebbero all’appello il 67 per cento delle risorse necessarie a coprire le spese.

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