Piccoli chef crescono

Astronauti e calciatori? Roba vecchia. Perfino, il tormentone dell’indimenticabile draghetto Grisù - «Da grande farò il pompiere» - sembra passato di moda. Oggi, i bimbi non sognano più di spegnere fuochi, ma di accenderli. Purché siano quelli dei fornelli. Secondo un sondaggio dell’associazione «Donne e qualità della vita», oltre un bimbo su due - il 55 per cento - sogna di diventare chef. Insomma, i baby-chef sono un vero fenomeno. Il sondaggio parla chiaro: il 33 per cento dei bimbi frequenta un corso di cucina, il 45 per cento vorrebbe farlo. Tanta passione alimenta un mercato fatto di corsi - anche a domicilio - libri e giochi per accostarsi ai fornelli. Le prime ad assecondare il trend sono le scuola di cucina. Dall’Accademia Pepe Verde, che almeno una volta l’anno propone corsi per piccoli (via Santa Caterina da Siena 46; 066790528) a Wonderlab, che organizza corsi di cucina pomeridiani, su prenotazione, divisi per fasce d’età, da 3 a 5 anni o da 6 a 10 (via Serra 102; 063340539). Articolata l’offerta di InventaEventi (3386812873; www.inventaeventi.com), con un calendario di workshop di tre ore ciascuno dedicati a temi culinari specifici, oltre a animazione per feste, con preparazione di torte, e lezioni a domicilio. «Ci siamo accorti del grande interesse dei piccoli e abbiamo proposto corsi di cucina ad hoc - dice Chiara Chinca, organizzatrice InventaEventi -, L’idea è piaciuta a maschi e femmine. Per ora sono lezioni singole nelle quali si impara preparare una o più ricette, ma stiamo pensando di organizzare corsi di più giorni. Le ricette sono varie, tutte senza cottura, perché i bimbi possano farle a casa, soli, in sicurezza». Corsi «extra» che spesso prendono il posto di quelli tradizionali, come nuoto o lingue, e sostituiscono pure l’animazione delle feste. «Portiamo il necessario e studiamo menù su misura di bambini e occasioni - prosegue -. Invitati e festeggiato preparano dolci da mangiare subito o portare via come regalini».
Non solo lezioni. Molti i libri per baby-cuochi: da Bambini in cucina (Edicart) a La cucina Disney per grandi e piccini (Disney), passando per Assaggia che ti passa (Effatà), tutti con illustrazioni e schede che accompagnano passo passo nell’esecuzione di piatti più o meno complicati. Non mancano giochi e videogame. Uno per tutti, Cooking Mama 2, ultima versione del noto simulatore culinario con ricette internazionali.
Resta un dubbio: una passione così «giovane» può davvero diventare un mestiere? Gli esempi non mancano. Il record di precocità va a Severino Gaiezza, 33 anni, chef di Palatium (via Frattina 94; 0669202132): «Quando avevo 3 anni, mia madre mi faceva giocare con le pentole. Era l’unico modo per farmi stare tranquillo. Ho cominciato così e alle pentole sono rimasto legato tutta la vita. La primissima esperienza, a 5 anni, è stata aiutare mia nonna a fare gli gnocchi. A otto, ho cucinato il primo piatto, alici fritte. Mia madre si è inquietata, c’era tutta la cucina da pulire, ma è rimasta soddisfatta del risultato». Dottore o macellaio le alternative alle quali ha pensato - per poco - Adriano Baldassarre, 31 anni, chef del Tordo Matto a Zagarolo (piazza San Martino 8; 0695200050). «Ho sempre avuto - dice - una grande passione per il mangiare bene, appresa in famiglia. Alle medie ho preso la decisione definitiva. La fettina panata, che era il mio piatto preferito, è stata la prima ricetta con cui mi sono cimentato». Vocazione «tardiva» - a 18 anni - per Giuseppe Ruotolo, 26 anni, chef di Ziro (hotel River Chateau, via Flaminia 520; 063340616), che, già insegna alle figlie a «muoversi» in cucina: «La prime cosa che si può far fare ai bimbi è preparare insalate - entrano in confidenza con gli ingredienti senza cuocerli - o farli giocare con pastafrolla o pasta di pane per ricavarne figure». Altre ricette per «debuttare»? Il ciambellone della nonna, con yogurt, farina e zucchero, per Baldassarre.

La pasta cacio e pepe, per Gaiezza. Tutti d’accordo su un punto: «L’amore per la cucina non ha età. Si può scoprire da piccoli, o, quando, già grandi, si è intrapresa un'altra carriera. L’importante è coltivarlo. Anche solo per cucinare per gli amici».

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