Alessandria - Piove e fa freddo in tutto il Piemonte e il cambiamento improvviso di clima, dopo l’afa dei giorni scorsi, accompagna i ribaltoni che in quasi tutte le città hanno visto prevalere il centrodestra con vittorie clamorose sui candidati sindaci uscenti del centrosinistra. Inaspettato per le sue proporzioni è il risultato di Alessandria, dove Pier Carlo Fabbio, della Casa delle libertà, raggiunge il 63 per cento sfrattando già al primo turno il sindaco uscente dei ds, Mara Scagni. La Cdl vince al primo turno anche ad Asti, con Giorgio Galvagno, e conquista molti altri comuni della regione. Stravince a Vercelli, come presidente della Provincia, il candidato azzurro Masoero (oltre 66 per cento contro il 28 della sua avversaria). Unico dato in controtendenza quello di Cuneo, dove l’uscente Alberto Valmaggia, il «sindaco degli alpini», primo cittadino che gode di notevole popolarità, vince per un soffio al primo turno.
Un primo segnale del cambiamento in atto era arrivato dal dato finale dell’affluenza alle urne, in leggero aumento (circa un punto percentuale) sia ad Asti che ad Alessandria: qui, in particolare, si è giocata la partita più amara per la sinistra. Era stato lo stesso Piero Fassino, venerdì scorso, a chiudere la campagna elettorale e durante quel comizio, il sindaco uscente Mara Scagni aveva lanciato invettive contro il centrodestra definendo i suoi avversari un «gruppo di banditi». E pensare che proprio i suoi sostenitori in consiglio comunale, qualche giorno prima, avevano votato un ordine del giorno chiedendo di abbassare i toni del confronto in vista del voto.
Sconfitta, la sinistra non sembra cogliere il segnale così netto uscito dalle urne: «Il risultato è dovuto all’andamento nazionale, non è un giudizio negativo sul nostro operato – afferma la Scagni – paghiamo il vento di delusione rispetto al governo Prodi, che in una città come la nostra, in cui il centrodestra è storicamente forte, soffia più forte. Non abbiamo sbagliato ad amministrare la città, non ci pentiamo delle scelte di civiltà che abbiamo fatto. Non siamo stati capaci di comunicare. Avevo più fiducia nell’intelligenza degli alessandrini, che sapessero distinguere tra l’aspetto amministrativo e quello politico nazionale». Dello stesso tono le dichiarazioni di Daniele Viotti, segretario cittadino dei Ds: «Abbiamo avuto difficoltà di comunicazione, la campagna elettorale è stata dura e aspra, i nostri avversari l’hanno condotta denigrando il nostro lavoro».
Nessuna autocritica, solo problemi di comunicazione, e giudizi taglienti sull’intelligenza dei concittadini. Quasi un’icona di quella sinistra che si considera superiore e in caso di sconfitta non manca di attribuirla non ai suoi errori nell’amministrare la cosa pubblica, ma alla mancanza di intelligenza degli elettori. Eppure è davvero difficile immaginare che una bocciatura così sonora sia solo frutto di problemi di comunicazione e non della decisione di voltare pagina presa dalla grande maggioranza dei suoi abitanti, preoccupati non soltanto per i problemi legati alla sicurezza ma anche insofferenti verso altre decisioni dell’amministrazione ulivista, come quella della raccolta differenziata dei rifiuti fatta porta a porta.
Esulta la Cdl anche ad Asti, dove i sondaggi la indicavano in vantaggio, ma non ci si potevano aspettare percentuali di queste proporzioni, attorno al 57 per cento per Galvagno. Curioso il dato del seggio predisposto presso l’ospedale cittadino: su 39 votanti ben 32 hanno scelto il centrodestra. Qui il sindaco ulivista uscente, Vittorio Voglino, ha pagato le decisioni prese sulla viabilità (il centro blindato e una valanga di multe) e la mancanza di sicurezza. Asti ha il triste primato dei furti in appartamento e della tassa sui rifiuti più alta d’Italia. «Non abbiamo parlato abbastanza con la gente», diceva sconsolato ieri pomeriggio un militante del centrosinistra ascoltando i risultati. Mentre il candidato della Cdl ha saputo puntare sui temi giusti per il rilancio della città, che soffre anche di una crisi industriale.
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