Piemonte spiazzato dal nuovo corso «È stato un fulmine a ciel sereno»

Il partito, già diviso in due correnti, chiede spiegazioni: non abbiamo avuto chiarimenti sulla svolta, ce li dovrà dare Vietti

Stefano Filippi

Il loro biglietto di visita è la manifestazione di fine ottobre in corso Stati Uniti a Torino. Un migliaio di persone, la gran parte strette in due saloni, i più sfortunati fuori, all'aria aperta. Una manifestazione contro la finanziaria. E tra i promotori c'era l'Udc. Sul palco sono saliti anche relatori di Forza Italia e Alleanza nazionale, assente la Lega. Nelle prime file si notava anche qualche rappresentante di partiti della maggioranza, come Andrea Buquicchio, capogruppo in consiglio regionale dell'Italia dei valori e soprattutto esponenti della Margherita. A titolo personale, manco a dirlo.
A chi adesso vuol sapere come reagisca l'Udc nei territori dei Savoia e della Fiat alla sterzata imposta da Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa, i democratici di centro rispondono ricordando proprio quella manifestazione. La Casa delle libertà era già traballante (mancava la Lega) ma mostrava ancora una certa coesione. Siamo anche noi contro la finanziaria, dicono all'Udc, ma la coalizione che ha sorretto cinque anni di governo Berlusconi è un capitolo chiuso. Seri e composti come impone lo stile sabaudo, gli udicini piemontesi non reagiscono con la vitalità sanguigna degli emiliani né con i brontolii dei veneti. Argomentano con moderazione subalpina. Divisi come sono tra le correnti che fanno capo a Michele Vietti e Vito Bonsignore, evitano di iscriversi al torneo del «tiro al Casini», ma non possono nascondere del tutto che anche dalle loro parti il malcontento è diffuso.
«La strada intrapresa è complicata e difficile da far comprendere al nostro elettorato, ma rappresenta un'opportunità per l'Udc e l'intero centrodestra», riflette il segretario regionale del Piemonte, Alberto Goffi. Leale verso i leader romani ma abbastanza prudente per non affermare che tutto il partito seguirà le indicazione dei vertici. «È un'operazione estranea alle logiche di bottega. Il centrodestra non può riproporre sempre le medesime soluzioni, e quella che Casini ha indicato è una strada nuova non solo per noi». Ripercussioni sugli enti locali? «Inevitabili», ammette Goffi: il riferimento è al voto di primavera per i sindaci di Alessandria, Cuneo, Asti e per la provincia di Vercelli.
Nelle periferie il nuovo corso udicino è caduto «come un fulmine a ciel sereno»: parole di Dario Picatti, segretario della sezione di Venaria Reale. Che i rapporti dentro la Cdl fossero da ridiscutere era nell'aria; ma gran parte del partito è stato colto di sorpresa dalla contromanifestazione di Palermo. Spiega Picatti: «Molti hanno protestato perché non capivano il senso di questa divisione, ma altrettanti avevano già colto le avvisaglie che il partito si stava muovendo per raccogliere i moderati scontenti dei due poli». Gli insoddisfatti di Margherita, Udeur, e anche di Forza Italia.
«Bisogna allargare la prospettiva al dopo Berlusconi - aggiunge -. Siamo stati criticati per la scelta del 2 dicembre, ma secondo me Casini ha fatto bene, siamo lontani dalle elezioni e c'è tutto il tempo per discutere. Vedo che discutono anche Casini e Berlusconi. Io non discuto la svolta, semmai il mancato coinvolgimento della base. Comunque la prossima settimana Vietti incontrerà i tesserati di queste zone: quello sarà il momento per spiegazioni e chiarimenti». A posteriori. Picatti garantisce: «Siamo tutt'orecchi».
Vietti taumaturgo, dunque. Il portavoce nazionale dell'Udc, ex consigliere comunale di Torino, ex membro del Csm, ex sottosegretario, governa la fetta del partito che proviene dal Ccd, mentre l'eredità del buttiglioniano Cdu è nelle mani dell'eurodeputato Vito Bonsignore. Le due anime dell'Udc sabauda non si sono mai fuse. A Torino il partito è commissariato in città e in provincia, gli scontri sono duri e gli amministratori preferiscono evitare i grandi dibattiti nazionali e concentrarsi su questioni locali. L'ultima polemica si è aperta sulla proposta di Deodato Scanderebech, capogruppo in Regione (ex azzurro), di istituire quartieri a luci rosse. Gli schieramenti si sono scombinati: a favore Lega, An e Italia dei valori, contrari tutti gli altri (compresa Forza Italia) e sconcertato anche il mondo cattolico, di cui l'Udc dovrebbe essere fedele rappresentante: alle ultime elezioni per la prima volta il seggio del Cottolengo, dove votano i religiosi dell’omonimo istituto, è andato al centrodestra con il 68 per cento, e l'Udc al 56,2.

Con i collegi uninominali le suorine non avrebbero mai votato né la Lega di Borghezio, che negherebbe la minestra agli immigrati, né Berlusconi, maltrattato dall'unico giornale che leggono, Famiglia cristiana. Ma hanno votato Udc. Per Casini c'è ancora un futuro: in convento.
(4. Continua)

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