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Del Piero senza Juve e Italia scopre di essere di troppo

In panchina in campionato, non convocato da Donadoni. Entro quindici giorni nuovo incontro decisivo per il rinnovo del contratto

da Milano

Triste come una foglia morta. L’ultima domenica di Alessandro Del Piero è la fotografia del suo autunno, in panchina con la Fiorentina, lasciato a casa da Donadoni per l’incrocio con la Georgia che, dopo la tribuna di Kiev, non poteva assicurare il posto fisso al numero dieci. Proprio questo, e per non venir meno alla limpidezza del suo mandato, il ct gli ha detto nel colloquio telefonico che ha preceduto le convocazioni. In risposta, e con la stessa schiettezza, Del Piero ha preferito rinunciare all’azzurro come del resto aveva lasciato intuire un mese fa sgombrando il campo dagli equivoci: «O gioco punta oppure preferisco restare a casa» fu l’aut aut, non urlato ma fermo, spedito da Alex a Donadoni. I due, parlati si son parlati, e allora le tessere si incastrano. Ieri Alex si è dato al golf e dal suo sito ha dedicato una riga di circostanza alla mancata convocazione: «Mi spiace non far parte del gruppo di Italia v Georgia, In bocca al lupo Italia!». Oggi, primo giorno di ritiro a Coverciano, Donadoni sarà bombardato sull’argomento, ma Ranieri facendo partire Del Piero dai box di Firenze, ha fornito un assist che il ct saprà cogliere.
Perché il punto è questo: a Torino l’autunno è già arrivato da tempo. Ranieri, che lo vede sempre più dietro le punte (proprio il ruolo che Alex ha rinnegato in azzurro) era stato chiaro fin dal principo: «Va verso i 34 anni, dovrò gestirlo in un certo modo, ma da lui mi aspetto grandi cose». Non una parola stonata da Alessandro, finito però troppo spesso nel limbo per fare la voce grossa sul futuro. Ma con fondati sospetti di essere stato sfruttato dai vertici nei giorni caldi della rifondazione.
Così, quindici giorni. Forse anche meno. È il periodo che si sono dati lui e la Juventus, nella telefonata della settimana scorsa, prima di rivedersi e togliere lo stallo alla trattativa. Verso quale direzione, accordo o rottura, ancora non si sa. In corso Galileo Ferraris parlano solo i muri: dicono che la società bianconera quello che doveva fare l’ha fatto e non muoverà un passo di più. L’ultimo strappo è firmato Jean-Claude Blanc che ha limato la prima proposta, quell’uno più uno (anni di contratto) che avrebbe sì allungato la vita ad Alex fino al 2010, ma con una ghigliottina pronta a staccarsi dopo la prima stagione in caso di necessità. Un trattamento precauzionale, vista l’età del capitano, gradito dalla società; una proposta irricevibile fece sapere l’attaccante che nel frattempo tagliava i ponti con i giapponesi Miyakawa (capaci di aprirgli le porte dell’Oriente, ma dallo scarso feeling) per affidarsi al fratello Stefano. Conservando i contratti fin qui stipulati, come quello con la Suzuki recentemente prolungato all’ottobre 2008.
Le posizioni ora sono chiare. Il numero dieci è sotto contratto fino al prossimo giugno, la sua firma vale 4,8 milioni. Cifre che stridono con il giro di vite dato dalla Casa ai nuovi contratti: accettato da Nedved, due anni in più di Alex (circa 3,2 milioni per un anno. Ne prendeva quasi 5 prima della caduta all’inferno), non ancora elaborato dalla prima voce bianconera. Al netto delle virgole, la dirigenza vuole tagliare del 30 per cento l’ingaggio, insomma intorno ai 3 ci si potrebbe anche stringere la mano. Resta un dettaglio: fino al 31 dicembre sarà un poker a due, Del Piero e la Juve. Dal primo gennaio 2008 in poi, però, a quel tavolo potranno sedersi altri giocatori visto che il capitano entrerà nel regime dei possibili svincolati e quindi sarà libero di mettere in piedi trattative con altre società senza passare dal via. Nel suo caso, l’ufficio di Blanc.
Le ultime parole di Alessio Secco, hanno riacceso la miccia: «Rischiamo di perderlo» ha detto il direttore sportivo qualche giorno fa. Come a dire, noi un passo in avanti l’abbiamo fatto. Ora tocca a lui. «I presupposti per la trattativa ci sono. Almeno così ci hanno detto nell’ultima telefonata» rimbecca Stefano Del Piero. Gioco delle parti ma anche del silenzio. Prima che arrivi l’inverno.

L’inverno di Del Piero.

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