Marianna Bartoccelli
da Roma
Appena sta per giurare si spegne la luce di uno dei grandi lampadari del salone del Quirinale. Pochi secondi, ma sufficienti a caratterizzare il giuramento di Antonio Di Pietro come ministro delle Infrastrutture del governo Prodi. Il secondo giuramento dellex pm della Procura di Milano, per lo stesso ministero retto già nel 1996, sempre con Prodi. Il centrosinistra evidentemente cerca di garantirsi con lex ministro in un campo decisamente a rischio per qualunque amministrazione.
E Di Pietro si muove nel salone delle Feste con grande dimestichezza al punto che dà il via al gioco dellattenti al passaggio del neoministro dellInterno, Arturo Parisi. Pronto poi a rilasciare dichiarazioni programmatiche sul da farsi. «Individuare ciò che è necessario per il Paese e se questo è già stato programmato dal predecessore non è una buona ragione per non farlo più, così come non è che bisogna fare per forza ciò che magari è inutile fare» - è la prima diplomatica dichiarazione. E che questa sua frase si riferisca al ponte sullo Stretto risulta evidente dal seguito: «Il governo valuterà come stanno i fatti e dopo averne discusso ne potrà parlare», aggiunge dopo aver ribadito che «prima di prendere posizione sulla Tav e sulla costruzione del Ponte occorre una valutazione collegiale del governo». E a chi gli chiede se si sia già fatto unopinione sulla concessione ad Autostrade, risponde: «Potete esserne certi».
Assurto alle cronache, giudiziarie e politiche, come magistrato simbolo della stagione di Mani pulite, Di Pietro lascia nel 1994 la magistratura a conclusione della sua requisitoria nel processo Enimont con il famoso gesto di togliersi la toga e indossare la giacca. Da quel momento entra in politica. Pochi mesi prima il premier Silvio Berlusconi gli aveva offerto il ministero dellInterno, ma inutilmente. Nel 1996 approda al ministero dei Lavori pubblici nel governo Prodi.
Dopo pochi mesi abbandona il dicastero perché indagato a Brescia nellambito dellinchiesta sul banchiere Pacini Battaglia. Prosciolto torna in politica nel novembre 1997 con lUlivo.
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