Il pilota che trasportava Papa Wojtyla fa il miracolo della benzina meno cara

Gaetano Rizzi, comandante Alitalia. Volava su Lampedusa quando Gheddafi lanciò gli Scud. Riportò acasa le salme di Ilaria Alpi e MiranHrovatin e prese a bordo l’eroico parà Paglia ferito in Somalia. E dopo la missione in Antartide...

Il pilota che trasportava Papa Wojtyla fa il miracolo della benzina meno cara

La cosa potrà dispiacere agli antifascisti, ma per le mappe satellitari (Google Earth, Michelin, Mappy) il centro del mondo trovasi in piazza Venezia, a Roma. Per la precisione a metà del passaggio pedonale fra l’Altare della Patria e il balcone da cui s’affacciava il Duce. Da qui, dall’ombelico della caput mundi, se ieri mattina avessi voluto trovare il più vicino e il meno caro dei distributori di benzina avrei dovuto percorrere in linea d’aria 900 metri (1.400 effettivi), fino all’Agip di lungotevere Ripa: 1.352 lire al litro la verde. Invece da via Gaetano Negri a Milano, sede del Giornale, mi sarei dovuto spostare fino alla Total di via San Marco, a 1.000 metri (in realtà 3,5 chilometri a causa dei sensi unici): 1.353 lire.
Come faccio a saperlo? Semplice. Ho digitato sul telefonino le parole «Benzina Roma piazza Venezia» e «Benzina Milano via Negri» e ho spedito due Sms al numero 48472. In pochi secondi mi sono arrivate le risposte. Costo del singolo messaggino: 16 centesimi di euro, cioè 310 delle vecchie lire. Considerato che la forbice fra i distributori più cari e quelli più economici arriva di questi tempi a 190 lire il litro, anche calcolando un risparmio medio di 95 lire per litro avrei pur sempre guadagnato, su un pieno da 70 litri, la bellezza di 6.650 lire.
Se ora vi dico che dietro questa invenzione, battezzata Clic & Clic, c’è il pilota che spesso trasportava Papa Wojtyla nei suoi viaggi apostolici, non dovete pensare a un miracolo.

È solo che il colonnello Gaetano Rizzi, 47 anni, in volo di ricognizione sul Canale di Sicilia nel preciso istante in cui il colonnello Gheddafi sparava i due Scud contro Lampedusa, già chief operative manager del Programma nazionale di ricerche nella base italiana di Terranova Bay in Antartide, oggi docente di meccanica del volo e navigazione aerea presso l’Accademia della Guardia di finanza e comandante dell’Alitalia sulle rotte per Europa, Nord Africa e Medio Oriente, è davvero un tipo tosto. Fu proprio Giovanni Paolo II il primo ad accorgersene, quel 25 settembre 1993, mentre si accingeva a decollare da Ciampino alla volta di Torino. Il protocollo stabilisce che il Pontefice sia il primo a salire a bordo. Wojtyla vide l’equipaggio schierato a terra, si avvicinò al comandante, il trentatreenne Rizzi, all’epoca un maggiore, e gli disse: «Ma lei è giovane!». E lui: «Santità, sembro giovane». Replica: «No, no, è proprio giovane. Però se hanno deciso che il pilota dell’aereo su cui vola il Papa dev’essere lei, significa che è molto in gamba».

Caso volle che l’atterraggio all’aeroporto di Caselle avvenisse nel pieno di un furioso temporale. Fu come scendere sul velluto. Commento di Giovanni Paolo II nel congedarsi: «Che cosa le avevo detto? Lei è proprio bravo». Mentre sulla scaletta pronunciava quelle parole, cadde un fulmine proprio davanti alla fusoliera. In pista attendeva l’elicottero che avrebbe portato il Pontefice ad Asti. «Crede che sia sicuro?», chiese il Papa a Rizzi. E il pilota: «Santità, se non è sicuro per lei, allora è meglio che restiamo tutti a terra». Sorriso di Wojtyla: «Ha proprio ragione. Be’, allora vado. Grazie».
Oltre a Giovanni Paolo II, sul Dc9 del 31° Stormo dell’Aeronautica militare, riservato ai voli di Stato, al colonnello Rizzi è capitato di accogliere anche Carlo Azeglio Ciampi, parecchi ministri, la figlia del presidente Oscar Luigi Scalfaro, autorità varie e sottopancia. Ma le missioni di cui va più fiero sono quelle di guerra. Fu lui a riportare in patria le salme di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi in un agguato in Somalia dov’erano andati per conto del Tg3.

E fu sempre lui a recuperare a Mogadiscio il tenente Gianfranco Paglia, l’eroico parà della Folgore ferito al check point Pasta: «Era appena uscito dal coma. Durante il volo andai a incoraggiarlo: dài, che ti porto a casa. Lui rispose: “Grazie, maggiore Rizzi”. Gli chiesi come facesse a sapere il mio nome. “Ero un allievo al corso che lei tenne a Latina, mi sarebbe tanto piaciuto diventare pilota e volare...”. Poco dopo seppi dai medici che non avrebbe più nemmeno camminato. Per tutta la durata del viaggio fu tenuto per mano da un parà calabrese che aveva gli occhi pieni di pus: effetto della scia chimica lasciata da un Rpg, un missile anticarro di fabbricazione russa che gli era passato a cinque centimetri dal naso. “Io sono vivo grazie a Paglia”, continuava a ripetere, “e lo consegnerò solo a sua mamma”. E così fece: a Ciampino si staccò e mise la mano del figlio in quella della madre».
Il colonnello Rizzi scelse l’Accademia aeronautica di Pozzuoli affascinato da una serie di telefilm, Les chevaliers du ciel, che seguiva in Tv da bambino. È nato e abita tuttora a Busto Arsizio, da sempre considerata la patria italiana del volo per la presenza in zona di Aermacchi, Siai Marchetti e Agusta. Non ha mai conosciuto suo papà. «Sono stato tirato su prima da mia madre e poi dai frati minori del convento della Brunella, a Varese, e per questo dico sempre che ho avuto venti padri, anziché uno solo». Oltre a Clic & Clic, ha brevettato Lynx, un sistema anticontraffazione che consente al consumatore, sempre via Sms, di accertare in qualsiasi parte del pianeta se il prodotto che sta per acquistare è originale oppure no. «L’idea m’è venuta in chiesa».
In chiesa?
«Sì, stavo pregando e ho pensato che solo Dio ha il dono dell’ubiquità. Assegno un codice univoco e indelebile a ciascun oggetto. Il cliente lo digita, spedisce l’Sms e origina così un controllo satellitare. Gli arriva una risposta dalla quale capisce se l’articolo che gli vogliono vendere si trova nel luogo dove l’azienda produttrice lo ha tracciato fino a quel preciso istante».
Per il prezzo della benzina è lo stesso?
«No, lì il satellite non c’entra. Funziona tutto con lo Iadi, che è l’acronimo di Immediate advisor data information ma anche il nome di un ammasso stellare visibile nella costellazione del Toro. L’Sms spedito al 48472 viene decodificato e instradato su un database georeferenziato dove sono registrati i 22.300 impianti di rifornimento esistenti in Italia. La stessa cosa avviene con 85.000 indirizzi di ristoranti, per i quali il richiedente può interagire col sistema precisando orari di apertura, fascia di prezzo, stellette della guida Michelin o voto del Gambero rosso».
Che altro?
«Per fine luglio conto di inserire nel nostro cervellone anche gli hotel. Entro ottobre, farmacie di turno, cinema, teatri, musei».
Anche l’idea del Clic & Clic le è venuta in chiesa?
«In vacanza. Nel 2001, di ritorno dalla Corsica, sbarcai dal traghetto a Livorno con la mia auto. Era appena stato introdotto il tanto decantato mercato libero della benzina. Che bello, pensai, posso fare il pieno dove mi conviene di più. Mi accorsi subito che non era vero, perché non disponevo di nessuna informazione. Avrei dovuto conoscere, mentre guidavo per centinaia di chilometri, distanza degli impianti, prezzi e marche di carburante. Occorreva un sistema di massa per disporre di queste informazioni. Mi venne subito in mente il cellulare. Cinque anni dopo allo Smau di Milano sarebbe arrivato Bill Gates a sventolarci un telefonino sotto il naso e a dirci: “Ecco il computer del futuro”».
Qual è il suo segreto?
«Prendo i limoni spremuti e mi dico: cavolo, ci puoi fare ancora molto, altro che gettarli nella spazzatura! Il consumismo sfrenato e la ricerca spasmodica del business funzionano all’opposto: creano in continuazione nuovi oggetti per nuovi bisogni e così riempiono la Terra di rifiuti dei rifiuti. I computer hanno raggiunto una potenza enorme, ma la grafica che mettono a disposizione è solo una perdita di tempo. Per di più devono restare sempre connessi. Lo Iadi, invece, è un enorme computer con 2,5 miliardi di tastiere, quanti sono i telefonini nel mondo. Ogni cellulare diventa una tastiera. È la nuova Internet. Immediata, intuitiva, a poco prezzo. Ed è anche un nuovo media. Esempio: già ora i ristoratori abbonati al mio servizio hanno diritto a inserire ogni ora un testo di 16 caratteri, in totale 24 informazioni al giorno. Lei trova un ristorante a Venezia e il proprietario può farle sapere se c’è bel tempo e si mangia fuori. Oppure d’inverno ne cerca uno a Cervinia e nella risposta trova lo stato delle piste».
Quanti Sms riceve?
«Nel primo anno sono stati 30.000. Ma eravamo in fase sperimentale. Ora punto ai 10-15.000 al giorno».
I vari 1240 e Pagine gialle le faranno una macumba.
«Diciamo che il nostro è un modo diverso di vedere la stessa cosa. Costiamo dieci volte di meno».
Negli altri Paesi non c’è niente di simile?
«No. I tre brevetti del Clic & Clic, uno italiano e due internazionali, sono miei e li sfrutta solo la Imin holding, di cui sono presidente e amministratore delegato. Del database si occupa mio figlio Andrea David, che studia scienze della comunicazione. Ho in corso trattative per introdurlo in Stati Uniti, Cina, Germania, Spagna, persino in Albania».
I prezzi della benzina come se li procura?
«I petrolieri sono tenuti a segnalare quotidianamente al ministero per lo Sviluppo economico il prezzo che consigliano ai loro gestori».
Ma non è detto che i gestori lo applichino.
«È vero. Purtroppo l’Italia è l’unico Paese al mondo dove non compro la benzina dalla Esso, dalla Ip o dalla Erg bensì da un gestore che l’ha già pagata alla compagnia e decide di testa sua a che prezzo venderla. Però lo scostamento su autostrade e tangenziali può andare da -0,005 a +0,008 euro per litro e il differenziale per aree geografiche da -0,003 a +0,036 euro per litro incluse le addizionali regionali. In parole povere, con l’Sms per male che vada si finisce comunque dal distributore della compagnia che pratica il prezzo più basso. Senza contare che, da una nostra rilevazione, il 90% degli impianti Agip, per citare un caso, applicano il prezzo consigliato. Inoltre l’80% degli automobilisti sono fidelizzati, fanno sempre il pieno della stessa marca».
Nonostante il decreto Bersani sulla trasparenza nei prezzi dei carburanti, non è accaduto niente, anzi la benzina è aumentata di circa 4 euro a pieno.
«Ha idea di che cosa significhi sui 2,5 milioni di rifornimenti che vengono fatti ogni giorno in Italia? Ci sono Tir che hanno un serbatoio da 1.200 litri di gasolio. La media è di 500 litri. Immagini quali economie sono possibili per un’azienda che abbia, poniamo, una flotta di 700 camion: calcolando un viaggio di 300 chilometri per ciascun automezzo, vuol dire 210.000 chilometri percorsi ogni giorno, cinque volte abbondanti la circonferenza della Terra. Col petrolio a 73 dollari al barile, sarebbe interessante andare a vedere quali erano i prezzi consigliati della benzina un anno fa, in una situazione pressoché analoga. Se ne scoprirebbero delle belle».
Le compagnie sostengono che nel frattempo sono aumentate le spese: personale, trasporto, tasse...
«Stia a sentire: lei fa un buco per terra, esce petrolio, ci mette un rubinetto, estrae. Fine. I costi del personale? Scusi tanto, li avranno già caricati l’anno scorso, visto che l’ammortamento si fa in un quinquennio. Dicono: ma il petrolio sta finendo e noi dobbiamo includere nel prezzo finale anche gli investimenti per cercare nuovi giacimenti o fonti energetiche alternative. E fatelo con gli utili, fatelo! La verità è che la benzina, da sempre, cresce sempre».
Q8 ha chiesto e ottenuto di non fornire i dati sui prezzi consigliati all’osservatorio ministeriale.
«Già. È trasparenza questa? Lo chiedo al ministro Bersani».
Come hanno reagito le compagnie petrolifere alla sua invenzione?
«In modo molto distaccato. Non vogliono la concorrenza».
C’è un cartello di prezzi?
«Secondo lei?».
Quanto costa in Italia un litro di cherosene per aereo?
«Non lo so, ci crede? M’informo». (Telefona). «Mi dicono che il prezzo medio è di 0,40 euro il litro».
Quanto cherosene ci sta nei serbatoi?
«Sugli Md 80 che piloto io, circa 20.000 litri».
Che auto ha?
«Una Land Rover Freelander».
E quanto spende per il pieno?
«Questo lo so: 60 euro. Due anni fa erano 50».
Quando è in riserva, che fa?
«Uso il Clic & Clic. Soprattutto in autostrada, dove i distributori maggiorano il prezzo perché su ciascun litro venduto devono pagare una royalty alla società concessionaria che gestisce quel tratto. Digito la parola “benzina” o “diesel” seguita dalla sigla della provincia in cui mi trovo e da quella di destinazione e mi arriva un Sms. Prima delle sigle provinciali posso indicare persino la mia marca preferita».
Il 48472 funziona anche dall’estero?
«Certo, per le Sim di operatori italiani, perché anche senza il prefisso +39 è riconosciuto nel mondo dal sistema Gsm-Umts come numero unico. Per cui se mi trovo in Australia e invio un Sms con scritto “ristorante 30€ Roma via Frattina” o “ristorante M** Milano via Manzoni” mi saranno comunicati rispettivamente il ristorante di Roma nella fascia di prezzo 30 euro più vicino a via Frattina e quello di Milano con due stellette Michelin più vicino a via Manzoni».
A quale altra diavoleria sta lavorando?
«È già pronta, entrerà in funzione fra tre mesi. Si chiama Sos Card. I dati medici vengono immessi in una normalissima Sim telefonica, che l’interessato tiene in auto, nel portafoglio, appesa al collo, dove vuole. In caso d’incidente, precise istruzioni invitano i soccorritori a inserire la Sim in un telefonino qualsiasi.

All’istante e in qualunque parte del mondo la Sim si attiva automaticamente e allerta l’ospedale più vicino, fornisce il percorso per l’ambulanza e scarica nel computer del pronto soccorso la cartella clinica con l’anamnesi completa già tradotta nella lingua del Paese in cui si trova il ferito: gruppo sanguigno, patologie in atto, medicinali assunti, interventi subiti».
Ma secondo lei la gente ha il tempo per armeggiare in continuazione con gli Sms?
«La gente trova il tempo per molto meno».
(384. Continua)
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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