Milano - Gira e rigira, anche Pino Daniele è caduto nel solito cul de sac della sinistra italiana. Spieghiamoci: nelle ultime settimane, il cantautore ha espresso idee, preso posizioni, insomma dato pareri che non sono chiaramente di sinistra. Del tipo: La Lega «è un partito maturo ed equilibrato». Oppure: al suo concertone dell’8 luglio in piazza del Plebiscito a Napoli ha invitato nientepopodimenoche Gigi D’Alessio, eroe della Napoli pop ma anche notoriamente vicino a posizioni di centrodestra. E poi, proprio la settimana scorsa, si è seduto a fianco del ministro Stefania Prestigiacomo per presentare l’iniziativa «Napoli non è una carta sporca». Apriti cielo. Su di una stampa incancrenita da trent’anni di conformismo di sinistra, le parole di Pino Daniele hanno avuto il solito effetto: provocare il piagnisteo scandalizzato. Ha iniziato Liberazione scrivendo: «Tu che ci hai insegnato Napul’è perché ora la tradisci?».
Capirai.
Viene il sospetto che se al governo ci fosse la sinistra, e lui avesse fatto la stessa proposta, sarebbero piovuti solo elogi. D’altronde, funziona sempre così e bisognerebbe esserci abituati. Però è ancora sorprendente vedere fin dove si arriva. Il Corriere del Mezzogiorno ha scritto addirittura che «l’irriducibile (irriducibile, proprio così) cantore della Napoli del nuovo Rinascimento accanto a un esponente della destra che, attraverso l’emergenza, vuol chiudere con il bassolinismo?». Mamma mia, siamo ancora al diavolo e acqua santa, allo scontro di civiltà politica, all’integralismo vecchio come il cucco.
D’altronde, è il precipitato storico di trent’anni di quel conformismo che, in campo artistico, ha letteralmente impedito ad attori e cantanti non solo di esprimere una preferenza politica diversa dalla sinistra, per carità, ma anche di essere, nei punti della quotidianità spicciola, vicini alle posizioni di centrodestra. Basta vedere l’ilarità con la quale è accolto Franco Califano ogni volta che apre bocca o, per rimanere al tempo recentissimo, alle staffilate tirate a Raoul Casadei dopo che ha rivelato, in poche parole, di essersi stancato della sinistra. Perciò ovvio che Liberazione adesso scriva che «Pino Daniele ha tradito la sua Napul’è. Prima lo ha fatto dando ragione a Berlusconi che ha mandato la polizia a manganellare la gente di Chiaiano». E poi ha addirittura concesso la frase più significativa di uno dei suoi brani più famosi per l’iniziativa della Prestigiacomo. Un reato gravissimo, e chissenefrega se la gente di Napoli in fondo la pensa come lui: in questo momento, in cui c’è il babau al potere, un vero cantautore di sinistra sta zitto e non si sogna neanche di dare una mano alla sua Napule. D’accordo, qualcuno potrebbe anche pensare che nelle posizioni di Pino Daniele (uno che nel 2001 a Sanremo aveva detto che Bossi gli «faceva schifo») ci sia una bella dose di opportunismo. Oppure anche no. Fortuna che Pino Daniele ha parlato con il bravo Gianni Poglio di Panorama per dire come stiano esattamente le cose: «La scelta di Berlusconi di tenere il Consiglio dei ministri a Napoli non è propaganda, come dicono in molti. È in realtà un messaggio preciso alla camorra: “Guardate che noi siamo qui, che lo Stato c’è”». E poi: «Io amo Che Guevara ma mi sento libero di esprimere la mia opinione. Ci sono cose che non sono di destra, sinistra o centro». E poi, alla domanda «si sente ancora di sinistra?», ha risposto: «Ma quale sinistra? Non esiste più». E invece di riflettere su questa frase, così forte e così esplicita, siamo ancora fermi a Peppone e Don Camillo. Il Riformista ha addirittura pianucolosamente chiesto: «Perché, Pino?». Neppure avesse implorato il ritorno della schiavitù o di chissà cosa.
Pino Daniele è un artista che già nel 1977, nell’album d’esordio Terra mia, aveva dimostrato di essere una spanna sopra gli altri e di avere quella bussola musicale capace di orientarsi tra Louis Armstrong e George Benson e Carlos Santana come se niente fosse, con allegria, con talento, con una formula senza complessi di inferiorità.
La sua band, che ha riformato proprio in questi mesi, è formata da Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito e James Senese, ed è senza dubbio il miglior ensemble musicale italiano degli ultimi trent’anni. E per Napoli sarà un grande regalo rivederli insieme in piazza del Plebiscito il prossimo 8 luglio, magari dopo aver fatto un altro passo avanti nella raccolta della monnezza. Altro che tradimento di Napul’è.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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