«La pioggia ha reso l’aria più radioattiva»

«La pioggia ha reso l’aria più radioattiva»

(...) Segnerebbe 2 etti anziché 3, ma sempre uno più di prima. Questo è un po’ quello che accade di fronte ai rilevamenti compiuti da Lorenzo La Face, studente di Medicina del Lavoro a indirizzo di tecnica della prevenzione degli ambienti e dei luoghi di lavoro. Lui, esclusivamente per proprio conto e per passione personale, rileva quotidianamente i valori di radioattività nell’aria. Il suo strumento ha sempre fatto segnare dato molto bassi, ricompresi in quei valori considerati naturali. Raramente ha sforato in un range di debole radioattività. Domenica ha raggiunto la quota definita di «radioattività media», che resta comunque sempre sotto la soglia di attenzione, pur andandoci vicino.
Per parlare con i numeri, La Face ha registrato domenica verso le 13.30, un picco di 0.073 milli Roentgen/ora. La radioattività «naturale» arriva a 0.03, quella «debole» a 0.05, quella «media» fino al limite di 0.08. «Si è trattato di un picco, ma verso quell’ora, ho rilevato altri valori abbastanza simili pur se inferiori - racconta l’appassionato - Nei giorni precedenti il mio contatore geiger non aveva mai segnalato valori simili. Da lunedì in avanti i picchi sono stati assai inferiori pur se comunque sopra la media». Domenica insomma le radiazioni sono arrivate e sono andate via? «Non è così semplice - frena Lorenzo La Face - È assai credibile che la pioggia di domenica, nel caso abbia attraversato la nube radioattiva, abbia portato a terra un accumulo».
Lo studente non ha cercato né facile pubblicità, né ha inteso creare allarmismo. Consapevole che la sua misurazione era comunque soggetta a possibili errori, si è rivolto all’Arpal. Nei giorni scorsi ha incontrato i tecnici, che però non hanno voluto prendere in considerazione i suoi dati. «Mi hanno spiegato che il mio strumento non ha una taratura certificata di recente. Ed è vero - ammette La Face - Se è per questo hanno ammesso che anche il loro è da un po’ che non lo tarano, ma certo è di qualità superiore al mio. Il punto non è questo. Ci sta che le mie cifre non siano corrette, che debbano essere abbassate, ma infatti non sono qui a dare nessun allarme. Quello che non si può negare è che il mio strumento, sempre lo stesso, ha segnato misure molto diverse, dei picchi. Anche un’altra persona che conosco e che ho contattato mi ha detto di aver registrato alla stessa ora, variazioni significative». La spiegazione a questo rilevamento è forse la parte più imbarazzante della risposta dell’Arpal. «Mi hanno detto che il mio contatore potrebbe essere stato colpito in quel momento da un raggio cosmico, cioè una particella radioattiva arrivata dallo spazio - racconta ancora l’universitario genovese - Anche se fosse, perché altri dati domenica erano più alti della media? Avevo un cannone spaziale a raggi cosmici puntato addosso?». Insomma, quel dato potrebbe essere stato un caso.
Di certo all’Arpal non risulta quel picco. I tecnici la domenica peraltro non lavorano, ma le centraline non hanno segnalato sforamenti allarmanti. Per completezza di ragionamento va anche detto che La Face ha compiuto questi rilevamenti a terra, a Borgoratti, il più lontano possibile da sorgenti in grado di inquinare i dati. Le centraline Arpal sono invece in alto sui tetti. Una differenza già potrebbe essere rappresentata dal fatto che la pioggia, portando a terra sostanze raccolte eventualmente dalla nube, creerebbe una maggior radioattività proprio a terra dove si infrange.
Lorenzo La Face ribadisce di non pretendere di fornire certezze con i suoi dati. Ma si augurava almeno che le variazioni venissero prese in considerazione.

Di certo, non ha intenzione di arrendersi e per questo è già d’accordo con un esperto micologo per compiere accertamenti sui funghi, ottimi recettori e segnalatori di radioattività, che nasceranno in questi giorni. «Uno studio sempre personale e privato, che semmai userò per farci la tesi», conclude Lorenzo La Face. Sempre che continui a essere ignorato al grido di «non c’è nulla di nuovo».

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