«È una piaga, questa: una piaga vergognosa, nascosta. E lei che fa? Stende la mano e la scopre così
pubblicamente?». Sono le parole di Ciampa ne «Il berretto a sonagli», quando viene bollato come «becco» davanti a tutto il paese. Un pudore simile, esacerbato fino alla menzogna, assilla Ersilia Drei, protagonista di «Vestire gli ignudi» di Luigi Pirandello, che debutta in prima nazionale in piazza S. Agostino a Borgio Verezzi stasera alle 21.15, con repliche fino a domenica.
Ersilia (Vanessa Gravina), governante della figlia del console italiano a Smirne, sedotta e abbandonata dal tenente di vascello Franco La Spiga (Marco Marelli), cede alle avances del console (Bruno Armando). Sorpresa con lui dalla moglie mentre la bambina, colpevolmente trascurata, cade dalla terrazza, Ersilia fugge e diventa una donna di strada. Tormentata dal rimorso, non le resta che la morte, ma non prima di essersi intessuta «una vestina decente non per vivere ma per morirci!».
Anche questo riscatto postumo le è però negato: la pietà si accorda solo agli innocenti, chi si è macchiato di colpe è condannato alla solitudine. La regia di Walter Manfré sottolinea l'accanimento degli altri personaggi nel dilaniare Ersilia: «A Vanessa è congeniale questo personaggio femminile tanto fragile da essere profanato da chiunque e, perciò, con esiti ancora più biechi». Numerose le intuizioni registiche: la bambina morta appare accanto ad Ersilia come un fantasma che ne materializza il senso di colpa e la ricerca di Manfré sul legame autore/personaggio in Pirandello rivisita anche il finale con una citazione dai «Sei personaggi in cerca di autore».
Spiega il regista: «Rispetto ad altre edizioni, ho cercato di rivalutare il ruolo di coprotagonista di Ludovico Nota (in scena Luigi Diberti), lo scrittore che nutre un interesse vampiresco per Ersilia, dalle cui vicende intende trarre un romanzo». Un rapporto spesso cinico, quello di Pirandello con i suoi personaggi, in coerenza con la tendenza esoterica del tempo, secondo cui i pensieri dell'autore prendono corpo nel mondo invisibile che ci circonda, personaggi che rivendicano poi una propria autonomia, contrastata dall'autore.
Prossimo appuntamento (altra prima nazionale) il 13 luglio con «Losso doca», (ultimi giorni di Puccini a Bruxelles di Giuseppe Manfridi, con Pino Micol e Bruno Maccallini, regia di Francesco Branchetti.
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