Elenchiamoli tutti e in un colpo solo, per evitare equivoci. Sono tanti, troppi i rischi della missione in Sudafrica. Cominciamo dagli infortunati al seguito. Camoranesi e Pirlo (nella foto) non sono due pedine qualsiasi, sono due decisive tessere del puzzle azzurro costruito al Sestriere da Lippi. Uno, il milanista, ha il compito dichiarato di preparare disegni e architetture di gioco, laltro, lo juventino, quello di rifinire in assenza dichiarata e palese di un genio, solitamente reclutato per la bisogna, gli assist. In Germania sbucò Totti, nonostante linfortunio: rendimento ridotto al 30%, eppure a modo suo decisivo, per il rigore con lAustralia almeno.
Le alternative ai due sono difficili da decifrare e discutibili entrambe. Cominciamo dal vice-Camoranesi: Iaquinta, provato a Bruxelles, è venuto fuori con quella intervista che gli è valsa una lavata di capo del viareggino e anche dei suoi compagni di ventura. Iaquinta è un attaccante che mal volentieri si presta al ruolo di pendolare lungo il binario di destra, cui è allergico quasi come Bertinotti. Laltra opzione, sperimentata a Ginevra, Cossu, è francamente improponibile a certi livelli.
Eppure il rischio più grande è quello di insistere, senza il tempo necessario per il collaudo, sullo schieramento intravisto col Messico per 30-35 minuti nel primo termpo.
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