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Pochi mezzi: i commissariati rischiano la chiusura

Poliziotti impotenti nel difendere i cittadini da furti, rapine e scippi. Costretti a restare a piedi, perché le auto in dotazione ai commissariati non funzionano. O, in alternativa, a pagare di tasca loro le riparazioni e perfino il cambio d’olio perché la Polizia non dispone di meccanici e non ci sono soldi per aggiustare i mezzi.
Il grido d’allarme arriva dal Siap, sindacato italiano appartenenti alla polizia. «Non siamo più in grado di tutelare noi stessi e i cittadini - spiega il segretario nazionale Dario Carboni -, manifestiamo disappunto e rabbia per queste precarie condizioni di lavoro, aggravate dalla mancanza di auto a disposizione».
Drammatico esempio è il Casilino Nuovo, un territorio di 113mila chilometri quadrati e 400mila abitanti, con un campo nomadi all’interno e un’area a rischio criminalità come Tor Bella Monaca. Gli agenti sono completamente «a piedi».
«La situazione è peggiore negli uffici - spiega Carboni - dove si lavora male per mancanza di computer. Come se non bastasse le stampanti, cronicamente insufficienti, restano inutilizzate perché non abbiamo toner: costa troppo o non è compatibile con le macchine vetuste. Non vogliamo fare i conti in tasca al ministero, ma non riusciamo più a lavorare con dignità. C’è uno spreco a tutti i livelli, mentre i dirigenti godono di numerosi privilegi, tra i quali quello di occupare gli edifici gratis».
I poliziotti sono decisi a gettare la spugna e lanciano la sfida ai vertici, perché escano dall’immobilismo. «Chi difende i cittadini da furti, rapine, spaccio e stupri, prostituzione e abusivismo commerciale? - proseguono i sindacalisti - Come si fronteggia la criminalità nelle periferie? Con quali uomini? Con quali mezzi? Bisogna avere il coraggio di dire la verità: auto e moto di notte continuano a bruciare. E noi restiamo a guardare. Chiuderemo i commissariati per mancanza di personale, di fondi e di materiali, mentre si continuerà ad assistere a parate e feste dispendiose».
I sindacalisti criticano anche l’utilizzo poco edificante di circa cento poliziotti collocati in quelli che chiamano posti fissi, ma che in realtà sono le case dei potenti o le sedi di partito. I colleghi, infatti, vengono sottratti a quelle mansioni che forse sarebbero più utili alla collettività.
Il Siap chiede l’istituzione di una commissione che fotografi lo stato dei mezzi meccanici, informatici e l’equipaggiamento nei vari uffici per valutare la realtà drammatica in cui gli agenti sono costretti ad operare.
«Abbiamo già pagato a caro prezzo, con un grosso tributo di sangue la difesa della democrazia e l’incolumità dei cittadini - conclude Carboni -, non siamo più disposti ad immolarci per le inadempienze e la cecità di chi guida gli apparati statali. Servono scelte adeguate e maggiori investimenti.

Occorrono politiche nuove, nell’assegnazione delle risorse umane a disposizione, bisogna riqualificare i ruoli e le professionalità esistenti e serve una gestione più oculata delle turnazioni per non sguarnire strutture importanti, mortificando gli agenti».

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