Claudia Passa
Cosa pensare di un imprenditore che dopo aver gestito unazienda per quattro anni si lamenti daver poco personale? Semplice, verrebbe da dire: poteva assumerne di più. Se poi il manager se la prende col suo superiore, accusandolo di aver stretto i cordoni, la prima cosa che viene in mente ai suoi dipendenti è ricordagli con le sue poche risorse (ammesso che siano poche per davvero) ha preferito «duplicare» professionalità piuttosto che valorizzare il suo patrimonio.
È più o meno quanto rimproverano i vigili urbani della Capitale al sindaco Veltroni che ieri, celebrando in Campidoglio i 135 anni del Corpo della Polizia municipale, evitando accuratamente di far cenno ai «vigilini» proliferati negli ultimi anni (ausiliari, «007» del decoro urbano e via discorrendo), non sè fatto scappare loccasione per scaricare sul governo la drammatica carenza dorganico che negli anni della sua amministrazione ha subito il colpo di grazia con un accordo con i sindacati confederali che ha bloccato il turn-over dei pensionamenti in cambio della promessa di un concorso che avrebbe dovuto aver luogo entro il 2003. E che, manco a dirlo, ad oggi non cè stato.
«Roma è la città più grande dellEuropa dei 25 - ha detto il sindaco -, e i vigili sono poco più di 6mila. Sono pochi per una metropoli che è insieme grande come Parigi, Berlino, Bruxelles e Stoccolma, ne servono alcune migliaia in più. Ma le risorse messe a disposizione della Finanziaria non consentono di farlo. Le uniche assunzioni che possiamo fare con le risorse date, riguardano 300 vigili. Il bando è in via di pubblicazione e potranno entrare in servizio a giugno». Cè da sperare che entro giugno altri 300 vigili non se ne siano andati in pensione. Di certo i magri rinforzi in arrivo sono ben lontani dalla aspettative del comandante Aldo Zanetti, per il quale di agenti, a Roma, ne servirebbero il doppio degli attuali. Zanetti ha sollecitato anche l«ammodernamento tecnologico», settore in cui dalle pistole-sparamulte in poi la dirigenza non ha mai brillato.
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