Poi provocò una frattura tra Amendola e Togliatti

Poi provocò una frattura tra Amendola e Togliatti

Per la prima volta da Togliatti e nella sala del Comitato centrale ascoltiamo critiche a Stalin: «Stalin è stato un grande pensatore marxista... questo non vuol dire però che tutto ciò che da Stalin è stato scritto o formulato sia da accogliere come cosa vera e definitiva, come cosa giusta sotto tutti gli aspetti». Al centro della sua riflessione sul XX Congresso, più che la critica alla mancanza di collegialità e al culto della personalità di cui abbiamo già molto letto, Togliatti pone la tesi di Stalin dell’aggravamento delle contraddizioni e degli scontri di classe nella prima fase della costruzione del socialismo. Segue la critica alle violazioni della legalità rivoluzionaria. \ Ormai fonti americane cominciano a diffondere il rapporto segreto di Krusciov (l'Unità ne dà sommaria notizia il 18 marzo) e tutta l’attenzione si sposta sui crimini di Stalin anziché sulle cause di quei crimini. Nelle discussioni l’emozione prevale per tutti sulla ragione.
13 marzo 1956, rapporto di Togliatti
al Cc sul XX Congresso del Pcus

Sofferto Consiglio nazionale del partito a Roma in preparazione delle elezioni amministrative. Togliatti commette il grave errore di sottovalutare l’emozione e il turbamento del partito per la pubblicazione del rapporto Krusciov. Non capisce che una parte dei compagni sta ponendo sotto accusa tutti noi dirigenti e in primo luogo lui stesso, perché appare difficile credere che crimini mostruosi che hanno portato alla morte migliaia di valorosi e onesti compagni si fossero potuti compiere senza che noi non sapessimo almeno qualcosa. Sembra inconcepibile che Togliatti possa pensare di aver detto nel Comitato centrale - tanto più dopo la pubblicazione del rapporto - tutto quello che c’era da dire, anche se quello che aveva detto era stato importante. Eppure nella relazione neppure accenna a quello che turba profondamente tutti noi. Per la prima volta una sua relazione lascia in tutti noi un senso di disagio, di profonda delusione, quasi di rabbia. È Giancarlo Pajetta a farsi interprete di ciò e a porre per primo nel suo intervento la questione del rapporto segreto e a farlo in modo tale da non creare tuttavia una contrapposizione a Togliatti. Chi la crea, con un vero controrapporto, è invece, dopo di lui, Amendola. Amendola, più per passione che per calcolo, fa suo fino in fondo e senza riserve l’atto liberatorio compiuto da Krusciov, ma finisce in questo modo per segnare per la prima volta in modo palese una spaccatura nel gruppo dirigente e una spaccatura con Togliatti circa il modo di affrontare la terribile questione. Togliatti non può non tenerne conto.

E nelle conclusioni dedicate quasi interamente allo stalinismo, finisce quasi per lasciare in ombra l’autonoma analisi del fenomeno staliniano iniziata al Comitato centrale, per tener conto e governare l’emozione del partito.
5 aprile 1956

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