Cultura e Spettacoli

Polemiche veneziane

Il nodo gordiano tra l’organizzazione della Biennale di Venezia, e del Padiglione Italia, affidato a Vittorio Sgarbi, e l’utilizzo del polo museale della città lagunare è stato in qualche modo tagliato. Nonostante Sgarbi abbia minacciato di dimettersi dall’incarico di curatore per essere stato escluso dal concorso per essere nominato sovrintendente, il neo ministro Galan ha tirato dritto. Il ministero dei Beni culturali ha chiuso la querelle con uno scarno comunicato nel quale annuncia che «la Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’arte e l’architettura contemporanee ha avviato le procedure per la nomina di Giovanna Damiani a Soprintendente della Soprintendenza Speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Venezia».
Insomma nessuna preclusione per gli spazi in più chiesti da Sgarbi ma la questione sovrintendenza è archiviata. Il critico d’arte per parte sua sembra aver deciso di separare le due questioni. Per quanto riguarda l’esclusione dalla soprintendenza, Sgarbi si è rivolto alla Cgil. Infatti, secondo il critico d’arte, «il contratto con la regione siciliana come alto commissario con qualifica di direttore generale per un periodo superiore ai 5 anni dà diritto al lavoratore a una assunzione definitiva nel ruolo, in base alla legge 80 comma 5 del 2004». Ritiene quindi di avere i titoli. Ed è anche passato alle vie legali: «Ho incaricato il legale, avvocato Giampaolo Cicconi, di procedere penalmente contro il direttore generale Recchia per turbativa di gara».
Ciò non toglie che, come ha spiegato Sgarbi al Giornale, il critico porga «i migliori auguri a Giovanna Damiani che negli errori del ministero non c’entra nulla». Per la più complessa «situazione Biennale» Sgarbi resta possibilista e mantiene le sue dimissioni congelate. Ci spiega: «Attendo dal ministro rassicurazioni della possibilità di fare la Biennale a Venezia. Siamo sicuri di tutti gli spazi nei capoluoghi regionali destinati alle sedi distaccate del Padiglione Italia; l’unico luogo in cui non siamo sicuri di poter esporre tutte le opere è proprio in Laguna... È ovvio che io mi aspetti almeno una telefonata da parte del ministro e che sino ad allora la situazione sia congelata... Anche perché me lo ha chiesto Galan di non dimettermi e, quindi, una chiamata per darmi delle garanzie mi sembra doverosa».
Quanto all’impianto generale della Biennale Sgarbi dice che altri problemi non ce ne sono: «Ho ricevuto 300mila euro dal Friuli, 400mila dalla sardegna e via dicendo e io il Padiglione Italia nei capoluoghi di regione lo faccio comunque. Solo Venezia, lo ridico, è inadeguata allo stato attuale. Non è accettabile. Anche se dovessi dimettermi, comunque io confermo tutte le mostre nei capoluoghi, quelle, davvero, le faccio comunque, al massimo le chiamo Italia Centocinquanta o giù di lì...».
Comunque i rumors che arrivano dalla Biennale sembrano dar per scontato che una soluzione si troverà. E anche la nuova soprintendente Giovanna Damiani è conciliante: «Come mi sento ad essere nominata soprintendente a Venezia dopo tutte le polemiche? Del tutto tranquilla...

da parte mia ci sarà la massima collaborazione, con il ministero faremo tutto il possibile perché il progetto del Padiglione Italia abbia tutti gli spazi possibili in relazione alla situazione contingente».

Commenti