Policlinico in vendita? Un affare molto strano
27 Agosto 2006 - 00:00Lospedale è di proprietà del Demanio, «La Sapienza» ha solo «luso assistenziale». Ma Montaguti va avanti. Critici i sindacati
Antonella Aldrighetti
Fanno sempre sorridere quei filmati in cui il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, interpretando la parte di un goffo faccendiere cerca di rifilare a un malcapitato avventore, spacciandola per propria, la Fontana di Trevi. La vendita «lottizzata» del Policlinico Umberto I, ora alle fasi preliminari dello studio di fattibilità, li ricorda un po. Già perché anche in questo caso la bizzarria sta nel fatto che una porzione del «bene Policlinico», al centro di un progetto di dismissione patrimoniale, è di proprietà del demanio statale e non di chi ha incaricato lindagine di mercato per la valutazione immobiliare e la successiva cessione. Infatti tutti gli immobili del nosocomio sono stati, anni orsono, concessi dal demanio in comodato duso perpetuo alluniversità «La Sapienza» a esclusivo uso assistenziale.
Vale a dire che la Sapienza non può gestirli, né destinarli ad altro uso, e tantomeno lazienda ospedaliera che ne usufruisce. O meglio, non potrebbe. E il perché è presto detto: il general manager dellUmberto I, Ubaldo Montaguti, ha dato mandato a tre professionisti chiamati appositamente da Bologna, esperti di estimo e ricerche strategiche immobiliari, di avviare unindagine a tutto campo per stilare un progetto che acquisisca le valutazioni possibili per vendere o, precisamente, «dismettere una porzione del complesso ospedaliero identificato nellArea di Malattie infettive acquisendo indicazioni circa le nuove funzioni da insediare in tale area, il dimensionamento dellintervento edilizio da realizzare, il valore immobiliare ottenibile e i costi da sopportare».
Questo il succo di quanto si apprende dalla lettura della delibera n. 412 a firma dello stesso Montaguti, che prosegue inoltre con la precisazione di una seconda fase progettuale dove salta fuori «lobiettivo di esplicitare i profili di fattibilità e convenienza dellarea, attualmente occupata dai reparti di malattie infettive, a servizi logistici e commerciali con aree destinate a parcheggio e foresteria». Solo il progetto preliminare di indagine, che verrà stilato per la dismissione dallarchitetto Stefano Stanghellini e per la parte riorganizzativa, dalla società Creta degli architetti Laura Gabrielli e Sergio Copiello, costerà alle casse del nosocomio poco più di 120mila euro.
E si tratta solo di un primo approccio che lascia perplessi i sindacati, che invocano «lintervento immediato dellautorità giudiziaria mirato a fermare l'operato del manager perché - spiega Giuseppe Polinari, segretario della Cisas università - lo stato finanziario del Policlinico, su un rosso fisso 250milioni di euro, non consente margini di manovra, se non quelli relativi a un progetto di rilancio che però il direttore generale non ha ancora avviato a un anno dal suo insediamento». A garanzia e tutela di un bene dello stato scende invece in campo il segretario regionale della Fials Confsal, Gianni Romano, che chiama in ballo il governatore Piero Marrazzo perché «il direttore generale non può vantare alcuna titolarità di vendita e tantomeno cambiarne la destinazione duso, visto che loperazione - precisa il sindacalista - sarebbe prerogativa di un tavolo interistituzionale che andrebbe a imbastire un processo lungo e tortuoso con le numerose parti interessate».
«Nessuna procedura lunga e tortuosa» rilancia Montaguti, che non ci sta e preannuncia lapprovazione di «una legge per consentire il trasferimento degli immobili del Policlinico dal demanio alluniversità. Dopodiché - specifica il manager - sarà laffidamento successivo delluniversità allazienda che consentirà di affinare il piano di ristrutturazione con la concessione dellarea in questione». Quindi per il manager non c'è nulla di nuovo sul quale discutere («è un progetto condiviso da Regione, Comune e Università»). Ma allora è lecito domandarsi: se si tratta di un piano condiviso da più parti, i consulenti a cosa servono?