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Giorgetti: "Banche, fate la vostra parte"

E Meloni rassicura: "Non vogliamo punire, cerchiamo alleati". Patuelli: "Rischi per il credito"

Giorgetti: "Banche, fate la vostra parte"
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L'Aula del Senato ieri ha approvato all'unanimità la risoluzione sul Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) - nuova denominazione della Nadef - che dovrà essere presentato entro il 2 ottobre e costituirà la cornice della legge di Bilancio. La risoluzione sancisce un metodo di confronto bipartisan. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato il «confronto tra maggioranza e opposizione sulla prima applicazione delle nuove regole europee».

Ma nella prospettiva della manovra il nodo centrale riguarda le entrate. Giorgetti martedì scorso ha definito «giusto» un contributo da parte degli istituti vista la loro elevata redditività. Da New York la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha chiarito che non si tratta di «punire qualcuno» ma di «cercare alleati per affrontare le priorità del Paese». E proprio su questo punto è tornato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. «Le banche non hanno rendite di posizione e vengono da anni difficilissimi per crisi di imprese e del debito sovrano, recessioni, epidemie, catastrofi naturali, guerre, cui hanno fatto e fanno fronte con grandi aumenti di capitale, accantonamenti e ristrutturazioni sempre realizzate con accordi con le rappresentanze sindacali», ha ricordato nel corso di una lectio magistralis alla Link University.

«Vi sono nuovi rischi di deterioramento del credito che necessitano di sempre prudenziali accantonamenti per il rafforzamento anche prospettico della solidità patrimoniale delle banche, premessa di economia solida», ha proseguito evidenziando che un nuovo intervento sul prelievo dopo quello da oltre 4 miliardi dell'anno scorso appesantirebbe ulteriormente il settore. «La solidità delle banche non è mai troppa. Le banche debbono essere solide per accompagnare la crescita economica e affrontare le stagnazioni e le recessioni», ha aggiunto ribadendo un messaggio chiaro, cioè che «il risparmio è energia fondamentale per lo sviluppo e l'occupazione: occorre ridurre rapidamente la pressione fiscale sul risparmio investito a medio e lungo termine».

D'altronde, Giorgetti è costretto a fare uno slalom tra Bruxelles e le esigenze di un Paese che non può ulteriormente frenare sul dossier sviluppo. Le prime stime provvisorie contenute nel Dpfp, infatti, prevedono una crescita tendenziale pari a +0,5% per il 2025 e +0,7% nel 2026, un decimale sotto il Dfp. Per quanto riguarda il deficit, l'ipotesi di scendere sotto il 3% già quest'anno trova conferma nel programma trimestrale di emissione del dipartimento del Tesoro del Mef.

Il titolare del Tesoro ha usato un'immagine nautica per spiegare l'approccio prudente alle scelte di finanza pubblica. «Avremmo potuto utilizzare una imbarcazione a vapore, rifornita di Superbonus, saremmo potuti andare molto veloci. Avremmo potuto affidarci a una bella barca a vela, ma in questi tempi con questi temporali forse non avrebbe garantito. Abbiamo deciso di procedere con una barca a remi: si fa molta fatica ma è anche green, credo che siamo tutti contenti», ha rimarcato. Un equilibrio che, ha ricordato Giorgetti, deve servire a consolidare i risultati sul debito e sullo spread. «Non vado in giro con il trofeo dello spread a 80 punti, però se fosse rimasto a quota 250, quanto avremmo speso di più di interessi? Questo risultato non va a beneficio del governo ma di tutti gli italiani», ha puntualizzato.

Giorgetti, ovviamente, non è entrato nel merito del Dpfp, ma ha sollecitato tutto il sistema-Italia «a fare la propria parte», a partire dalle imprese che dovrebbero aumentare gli stipendi. All'Europa invece il ministro ha rivolto l'invito a «considerare quello che si è sbagliato», come la transizione green sull'automotive, «un disastro».

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