I tassi di interesse ostacolano la crescita delle imprese italiane

In questa intervista il professor Maurizio Dallocchio, esperto di Finanza aziendale presso l'Università Bocconi di Milano, offre interessanti riflessioni sul panorama economico italiano. E sottolinea come, negli ultimi anni, si parli più di finanza che di politica, evidenziando le sfide attuali per le imprese del paese

I tassi di interesse ostacolano la crescita delle imprese italiane
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Uno dei principali ostacoli alla crescita delle imprese italiane è rappresentato dalla complessa dinamica dei tassi di interesse. Secondo il professor Maurizio Dallocchio, esperto di Finanza aziendale presso l'Università Bocconi di Milano, l'instabilità a lungo termine e i costi elevati del denaro rappresentano un problema per le aziende e per i privati. L'aumento dei tassi di interesse influisce negativamente sulla percezione dei risultati dell'attività politica e limita le risorse delle imprese per lo sviluppo delle proprie strategie.

In particolare, il professore ha evidenziato due ragioni che rendono la situazione italiana ancora più complessa. In primo luogo, le imprese italiane sono indebitate e un aumento dei tassi di interesse riduce ulteriormente le risorse disponibili per lo sviluppo. In secondo luogo, le imprese italiane sono generalmente di piccole dimensioni e, per crescere, devono necessariamente considerare l'espansione internazionale attraverso fusioni e acquisizioni. Tuttavia, queste operazioni richiedono finanziamenti che diventano più costosi con l'aumento dei tassi.

Il professore ha poi menzionato un'importante previsione di Bankitalia, che prevede finalmente una significativa diminuzione dei tassi di interesse entro il 2025, raggiungendo una quota più accettabile del 2%: “Un tasso di inflazione fisiologico per l’economia”. Sebbene ciò possa indicare una prospettiva di crescita economica, è auspicabile che tale crescita sia gestita in modo opportuno.

Nel corso dell'intervista è stato anche affrontato il caso di Pirelli e Golden Share e l'impatto delle difficoltà burocratiche italiane sugli investitori esteri. Il professore ha evidenziato che il caso Pirelli ha suscitato grande interesse internazionale e ha visto un deciso intervento del governo italiano per difendere un'azienda considerata strategica. Tuttavia, è emerso che la burocrazia italiana e le incertezze fiscali rappresentano un ostacolo per gli investitori esteri nel paese.

Un altro argomento affrontato nell'intervista è stato il fallimento di alcune banche, come la Silicon Valley Bank e UBS–Credit Suisse. Il professore ha spiegato che la mancanza di liquidità è la ragione principale di questi fallimenti. Tuttavia, ha sottolineato che le banche italiane non devono preoccuparsi, grazie all'intervento prudenziale di Banca d'Italia. Ha anche evidenziato la necessità di un processo di rigore e prevedibilità fiscale e burocratica per rendere le imprese italiane competitive a livello internazionale.

Infine, il professore ha condiviso alcune riflessioni sulla valutazione delle imprese ad alto contenuto tecnologico. Ha sollevato la questione delle valutazioni irrealistiche e delle aspettative troppo elevate nei confronti di queste imprese, sottolineando l'importanza di valutare in modo critico l'effettivo valore di mercato. Inoltre, ha evidenziato il rischio di una possibile bolla speculativa nel settore tecnologico, considerando l'enorme peso di alcune società nella capitalizzazione di mercato mondiale.

L'intervista al professor Maurizio Dallocchio ha fornito un'analisi approfondita delle sfide economiche italiane, mettendo in luce la necessità di affrontare i problemi legati ai

tassi di interesse, alla burocrazia e alle incertezze fiscali. Inoltre ha invitato a una valutazione più realistica delle imprese tecnologiche per garantire una crescita sostenibile e ridurre i rischi di una possibile bolla.

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