
Rush finale della maratona negoziale tra Stati Uniti e Cina per prolungare la tregua sui dazi che scade oggi. Se saltasse l'intesa, gli Usa potrebbero ripristinare tariffe fino al 145%, mentre la Cina al 125 per cento. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembra determinato a ottenere concessioni dell'ultimo minuto. Domenica sera, ha pubblicato un messaggio sulla sua piattaforma Truth Social, invitando la Cina a «quadruplicare i suoi acquisti di soia americana» dal momento che Pechino è «preoccupata per la carenza di soia. I nostri brillanti agricoltori producono la soia migliore», ha scritto il tycoon, aggiungendo che ciò «ridurrebbe significativamente» anche il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina. Dalla parte del colosso asiatico, invece, si fa sapere di augurarsi che gli «Stati Uniti collaborino con la Cina per mantenere l'importante consenso raggiunto durante la conversazione telefonica tra i due capi di Stato» (Trump ha sottolineato più volte di avere ottimi rapporti con il presidente Xi Jinping, in foto).
Nel frattempo, proseguono le interlocuzioni anche con l'Unione europea che ha raggiunto un'intesa di massima con gli Usa per il 15% di tariffe ma spera di spuntare esenzioni su alcune categorie di merci (il presidente è pressato dalle lobby petrolifere Usa per ridurre i dazi sulle importazioni dei metalli che colpirebbero i costi da sostenere per il settore). Su questo fronte, un rapporto di Goldman Sachs ha evidenziato come per il momento gli esportatori stranieri abbiano supportato solo il 14% degli aumenti delle tariffe, mentre la parte più consistente ha pesato sui portafogli delle imprese americane (64%) e dei cittadini statunitensi (22%). Come i 27 dell'Unione europea, anche altri Paesi stanno lavorando pancia a terra per negoziare condizioni migliori.
In tal senso la Svizzera ha annunciato che dopo una pausa di riflessione ci sarà un secondo round negoziale con gli Usa. Intanto, ieri Trump ha annunciato che «Non ci saranno dazi sull'oro» sul suo social Truth dopo la confusione della scorsa settimana sull'imposizione di tariffe sui lingotti elvetici.