Putin: "Eliminare le cause del conflitto". Trump: "Fatti progressi. Zelensky faccia l'accordo"

Dopo l'inconcludente vertice in Alaska, resta tutta da definire la questione dei territori che Kiev dovrebbe cedere a Mosca

Putin: "Eliminare le cause del conflitto". Trump: "Fatti progressi. Zelensky faccia l'accordo"
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Una vittoria d'immagine per Vladimir Putin e tanto rumore per nulla. Questo il senso dei commenti prevalenti tra gli osservatori al termine dell'incontro tra i leader di Stati Uniti e Russia in Alaska. Se c'è stata anche sostanza nell'incontro tra i due capi di Stato, i quali sino ad ora non hanno rivelato dettagli dei colloqui durati quasi tre ore, lo si vedrà però a breve. Qualche indiscrezione in più potrebbe filtrare dopo che Donald Trump aggiornerà i partner della Nato e il presidente Zelensky su quanto discusso con lo zar. Un debriefing che in realtà potrebbe essere già avvenuto nel corso della notte italiana.

Intanto, ai commentatori a caccia di indizi non sono sfuggiti alcuni passaggi dell'intervento di Putin nella breve conferenza stampa seguita al summit. Il leader russo, che ha parlato per circa otto minuti contro i quattro di Trump, ha affermato che per risolvere la guerra in Ucraina in maniera duratura occorre "eliminare le cause profonde di quel conflitto, e lo abbiamo ripetuto più volte, considerare tutte le legittime preoccupazioni della Russia e ristabilire un giusto equilibrio di sicurezza in Europa e nel mondo". Parole che sembrano indicare che la posizione dell'ex spia del Kgb sia la stessa espressa dal Cremlino alla vigilia del lancio dell'operazione militare speciale contro Kiev. Poco convincente la postilla all'intervento di Putin che ha precisato di concordare con Trump sul fatto che "anche la sicurezza dell'Ucraina dovrebbe essere garantita" e di essere "pronto a lavorare su questo".

Tutto insomma ruota attorno al nodo dei territori e ad un accordo dai contorni ancora non definiti. Pochi giorni fa il vice presidente Usa J.D. Vance ha alluso ad un'intesa che scontenterà sia Mosca che Kiev mentre Trump, sempre all'emittente Fox News, ha fatto capire che le concessioni più dolorose potrebbero toccare proprio agli ucraini. Il presidente Usa, che ha parlato di "progressi" sul dossier ucraino, ha infatti dichiarato che il suo consiglio a Zelensky è di "fare un accordo" aggiungendo che "la Russia è una nazione molto potente". Il capo della Casa Bianca ha inoltre affermato che "ora spetta a Zelensky e agli europei" senza però fornire ulteriori precisazioni.

Il faccia a faccia in Alaska avrà sicuramente permesso a Putin di presentare a Trump le sue condizioni per la pace. Tra queste la cessione da parte di Kiev di ampie porzioni del sud e dell'est dell'Ucraina. Il Cremlino considera cinque regioni occupate parte della Russia: Crimea, Donetsk, Kherson, Lugansk e Zaporizhzhia. Mosca ha al momento il controllo totale della Crimea, di quasi tutto il Lugansk e di gran parte delle altre tre.

Come sottolinea un'analisi del Wall Street Journal, l'Ucraina è riuscita alla fine del 2022 a conquistare la città di Kherson, capoluogo della regione, ma la Russia non ha mai completato l'occupazione di Zaporizhzhia. La provincia orientale di Donetsk è uno degli obiettivi principali di Putin. Kherson e Zaporizhzhia sono essenziali per la Russia perché permetterebbero di realizzare un "ponte terrestre" tra la Crimea occupata nel 2014 e la Federazione. Nei giorni scorsi Mosca ha lanciato un'offensiva nei pressi della città di Dobropillia ma l'esercito ucraino è riuscito a contrattaccare.

L'iniziativa della Casa Bianca per la pace, intensificata nelle ultime settimane e culminata con il summit ad Anchorage, non avrebbe dunque distolto il capo del Cremlino dalle sue mire territoriali e dall'obiettivo di rafforzare la sua posizione negoziale.

Il 12 agosto Zelensky ha avvertito che la Russia non si prepara a porre fine alla guerra ma "sta compiendo movimenti che indicano preparativi per nuove operazioni offensive". Un allarme che alla luce dell'inconcludente vertice in Alaska in queste ore sale di livello.

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