Più miniere, riciclo e scorte strategiche: cosa prevede il piano Ue sulle terre rare

Al Berlin Global Dialogue 2025 la presidente della Commissione UE lancia RESourceEU, il piano per ridurre la dipendenza dalle terre rare cinesi e rafforzare l’autonomia strategica del continente

Più miniere, riciclo e scorte strategiche: cosa prevede il piano Ue sulle terre rare
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In un momento tumultuoso per la geopolitica globale, la Commissione Europea lancia un messaggio chiaro: l’Europa deve avere la volontà e la capacità di trasformarsi, assumendo un ruolo pienamente autonomo nella nuova geoeconomia globale. Lo ha ribadito la presidente Ursula von der Leyen intervenendo al forum Berlin Global Dialogue 2025, invitando i leader europei a una “nuova mentalità”, capace di unire coraggio, urgenza e indipendenza.

Von der Leyen ha messo in luce due fronti decisivi per il futuro dell’Unione: la necessità di riformare le istituzioni e quella di rafforzare l’autonomia industriale. Sul primo punto ha richiamato la lentezza decisionale dell’Unione, che rischia di renderla vulnerabile in un contesto geopolitico dominato dalla velocità d’azione di Stati Uniti e Cina. Pur evitando di entrare nel merito della riforma dell’unanimità, tema rilanciato da Mario Draghi con la formula del “federalismo pragmatico”, la presidente ha sottolineato che una governance più efficace è una condizione indispensabile per affrontare gli shock globali e garantire la sicurezza economica del continente.

Il secondo pilastro del suo intervento riguarda la dipendenza europea dalle materie prime critiche. Von der Leyen ha annunciato un nuovo piano, denominato RESourceEU, concepito sul modello di REPowerEU, per ridurre la dipendenza dell’Unione dalla Cina nelle forniture di terre rare e magneti industriali. Oltre il 90% dei magneti a base di terre rare utilizzati in Europa proviene oggi da Pechino, un dato che rappresenta un rischio strutturale per settori strategici come l’automotive, la difesa, l’aerospazio, i data center e i semiconduttori. “Cercheremo soluzioni con Pechino, ma siamo pronti a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per rispondere, se necessario, a questa sfida strutturale”, ha dichiarato la presidente, lasciando intendere che Bruxelles non escluda misure di difesa commerciale, inclusi i meccanismi anti-coercizione recentemente rafforzati.

Il piano RESourceEU prevede un incremento della produzione interna, un rafforzamento del riciclo delle materie prime critiche e una maggiore diversificazione delle importazioni, attraverso nuove partnership con Paesi come l’Ucraina, l’Australia, il Canada, il Kazakistan, l’Uzbekistan, il Cile e la Groenlandia. Tra le misure annunciate figura anche la creazione di un centro europeo per l’acquisto e lo stoccaggio strategico delle materie prime, ispirato al modello giapponese. “Ciò che abbiamo fatto con i vaccini durante la pandemia possiamo farlo oggi per la nostra sicurezza economica”, ha sintetizzato la presidente, sottolineando la necessità di un approccio collettivo e coordinato.

Von der Leyen ha inoltre collegato la questione della sicurezza economica a quella della sicurezza militare. “La guerra in Ucraina e la crisi energetica causata dallo stop al gas russo hanno mostrato che non possiamo più separare la sicurezza e la difesa dalla crescita economica. Le catene di approvvigionamento globali sono diventate vettori di pressione geopolitica: energia, dati, alimentazione e tecnologie sono ormai strumenti di potere”, ha ammonito. Da qui l’appello a “usare il peso geoeconomico dell’Europa in modo da trovarle un posto stabile e forte nell’economia globale contemporanea”.

Il contesto internazionale rende questo passaggio cruciale. Le recenti restrizioni cinesi all’export di materiali critici e l’acuirsi della competizione tecnologica globale hanno posto l’Europa davanti a una scelta: rimanere un attore dipendente o diventare un polo di resilienza industriale e tecnologica. Il Critical Raw Materials Act, approvato nei mesi scorsi, rappresenta un primo passo in questa direzione, ma l’attuazione richiederà investimenti, semplificazioni normative e una nuova strategia industriale condivisa.

Von der Leyen ha concluso il suo intervento ricordando che “l’Europa ha tutto ciò che serve per essere indipendente”, ma che servono “mentalità, coraggio e senso dell’urgenza”.

In un’era di “geoeconomia conflittuale”, come l’ha definita lei stessa, la sopravvivenza politica e industriale del continente dipenderà dalla sua capacità di trasformare la vulnerabilità in potere e la dipendenza in autonomia.

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