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Cautela di Meloni sugli asset russi: lotta alla corruzione tra le richieste a Kiev

Sul tavolo guerra ibrida e allargamento Ue. Mosca loda Salvini. Fontana: Putin ha fallito

Cautela di Meloni sugli asset russi: lotta alla corruzione tra le richieste a Kiev
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da Roma

La partita è ancora lunga. Si è aperta lunedì sera a Berlino, proseguirà oggi tra Camera e Senato con le comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo e si trascinerà tra domani e venerdì in una due giorni che a Bruxelles si annuncia lunga e complessa, tanto che ancora nessuno se la sente di escludere un possibile scivolamento del summit Ue fino a sabato. Sul finanziamento all'Ucraina e l'eventuale utilizzo degli asset russi congelati, infatti, l'intenzione è quella di prendere comunque una decisione sulla strada da intraprendere, ma ancora resta fumoso il come e con chi. L'ipotesi sul tavolo è quella del prestito di riparazione basato sui beni di Mosca bloccati. Una soluzione che può essere presa anche a maggioranza, ma su cui pesano già i «no» di Ungheria e Slovacchia. Oltre ai dubbi di Italia, Belgio, Bulgaria e Malta.

Negli ultimi giorni, infatti, in più occasioni il governo italiano si è mosso con estrema prudenza sulla questione degli asset. Una linea che Giorgia Meloni - ieri ospite al Quirinale insieme ai ministri competenti per il consueto pranzo che precede i Consigli europei - confermerà oggi in Parlamento ribadendo sì il «supporto all'Ucraina» ma sottolineando la necessità di «soluzioni sostenibili» e «legalmente certe». Così, non è un caso che sul punto si sia deciso di intervenire anche rispetto alla risoluzione di maggioranza da presentare oggi, più stringente della bozza originaria. Nel richiedere alla Commissione Ue una disamina degli aspetti giuridici e finanziari delle operazioni di finanziamento, infatti, il testo finale aggiunge un requisito per l'erogazione dei fondi e richiede il rispetto di strette condizionalità in tema di stato di diritto e lotta a corruzione e riciclaggio. La versione definitiva, inoltre, introduce uno specifico passaggio sul contrasto alle persistenti attività ibride dannose e alle iniziative di disinformazione.

Confermate, poi, due indiscrezioni della vigilia. Una terminologica, perché non si parla più di sostegno militare all'Ucraina ma di «sostegno multidimensionale», sottolineando la necessità di «mantenere alta la pressione collettiva europea» nei confronti della Russia «affinché arresti l'aggressione e accetti un reale percorso di pace». L'altra riguarda invece il percorso di ingresso dell'Ucraina nell'Ue, con la versione definitiva della risoluzione che menziona esplicitamente i Paesi dell'area dei Balcani occidentali, questione su cui ieri a Bruxelles ha insistito anche il ministro Tommaso Foti durante il Consiglio Affari generali. C'è, insomma, una cautela italiana su eventuali fughe in avanti visto che l'Ucraina è un paese da ricostruire e che ha problemi di trasparenza certamente più seri di Paesi come Montenegro, Albania e Moldova che hanno iniziato il percorso di adesione all'Ue ormai da oltre un decennio.

Mentre proseguono i negoziati - secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani «l'accordo di pace è fatto al 90%» - in Italia si accende invece la polemica sulle parole della portavoce del Cremlino Maria Zakharova che pensa bene di lodare Matteo Salvini e la sua analisi sulle possibilità di sconfiggere la Russia. «Se neanche Napoleone e Hitler con le loro campagne di Russia sono riusciti a mettere in ginocchio Mosca - aveva detto il vicepremier - è improbabile che ci riescano Macron, Starmer, Merz e Kaja Kallas». «Il paragone è accurato, la conclusione innegabile», ringrazia Zakharova scatenando l'ira delle opposizioni. Una lettura, quella di Salvini, che non convince il presidente della Camera Lorenzo Fontana. «La Russia ha fallito completamente» e - dice nel corso dello scambio di auguri di Natale con l'Associazione stampa parlamentare - il conflitto con Kiev «è stato un boomerang straordinario» perché ha dimostrato che Mosca «non è una grande potenza».

Piuttosto, «è un impero che vorrebbe avere sfere di influenza importanti», ma «dopo questi anni di guerra» è «indebolita dal punto di vista internazionale, molto ancorata e quasi in sudditanza nei confronti della Cina». Insomma, oggi la Russia «è una media potenza».

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