“Viola diritti di una bimba nata da maternità surrogata”. La Cedu bacchetta l’Italia

Il genitore biologico e la madre intenzionale si sono visti rifiutare la registrazione della piccola partorita in Ucraina in più di un'occasione: ora la condanna della Corte di Strasburgo

“Viola diritti di una bimba nata da maternità surrogata”. La Cedu bacchetta l’Italia
00:00 00:00

La Cedu condanna l’Italia. Secondo l’organo di Strasburgo, Roma ha violato i diritti di una bambina nata nel 2019 in Ucraina con il ricorso alla maternità surrogata, impedendo il riconoscimento legale del rapporto di filiazione con il padre biologico e facendo di lei un’apolide. Per i giudici della Corte europea dei diritti umani, l’Italia è colpevole di aver violato il diritto alla vita familiare e privata della bambina di cui non sono state rese note le generalità. Le autorità italiane dovranno versare alla bimba 15mila euro per danni morali e 9.536 per le spese legali sostenute dal papà biologico e dalla madre intenzionale.

Il caso è stato portato alla Cedu nel settembre del 2021. Il padre biologico e la madre intenzionale della piccola – entrambi di nazionalità italiana, non sono state svelate nemmeno le loro generalità – si sono rivolti ai giudici dopo aver fatto i conti con diversi rifiuti dell'anagrafe e dei tribunali italiani per il riconoscimento legale del legame con la bimba. Di fronte all’ennesimo “no”, i due si sono rivolti alla Corte europea dei diritti dell'Uomo.

Nel ricorso si specifica che "il rifiuto delle autorità nazionali di riconoscere il padre biologico e la madre intenzionale come suoi genitori, da un lato, e il fatto che non avesse la cittadinanza, dall'altro, la ponevano in uno stato di grande incertezza giuridica". Giorgio Muccio, avvocato della coppia, ha rimarcato che la bimba – oggi ha 4 anni – non ha documenti d'identità, né tessera sanitaria, o accesso alla sanità e istruzione pubblica.

I giudici di Strasburgo hanno inoltre riconosciuto che la bambina al centro del caso "è stata tenuta fin dalla nascita in uno stato di prolungata incertezza sulla sua identità personale", sottolineando che "i tribunali italiani hanno fallito nell'adempiere all'obbligo di prendere una decisione rapida per stabilire il rapporto giuridico della bimba con il padre biologico". Da qui la condanna allo Stato italiano, ora costretto a riconoscere una somma di denaro alla piccola, al padre biologico e alla madre intenzionale.

Sempre nella giornata di giovedì, la Cedu ha condannato Roma per trattamento inumano di una migrante minore non accompagnata, presumibilmente vittima di abusi sessuali, perché la giovane è stata tenuta per quasi 8 mesi in un centro di accoglienza per adulti non attrezzato per fornirle un'adeguata assistenza psicologica.

E, ancora, per "l'inazione prolungata delle autorità nazionali in merito alla sua situazione e alle sue esigenze in quanto minore particolarmente vulnerabile". Lo Stato italiano è stato condannato a risarcire 6mila euro per danni morali e 4mila per le spese legali.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica