Cronache

In 130mila sul confine "La Grecia è uno scudo". L'Ue investe 700 milioni

Sarà anche potenziata Frontex. Von der Leyen: «Chi ci mette alla prova sarà deluso»

In 130mila sul confine "La Grecia è uno scudo". L'Ue investe 700 milioni

Atene Carne umana usata da Erdogan per contrattare il dossier Siria a Idlib? La giornata a Evros, sul confine ellino-turco, si chiude con questo interrogativo, nella consapevolezza che il presidente turco sta giocando su più tavoli, ma questa volta prendendosi il massimo rischio ovunque.

«La Grecia è il nostro scudo» hanno detto con una voce sola i capi dell'Ue presenti fisicamente a Evros: David Sassoli, Ursula von der Leyen e Charles Michel, rispettivamente Presidente del Parlamento Ue, Presidente della Commissione Ue e numero uno del Consiglio Europeo, sono accorsi in Grecia dopo la minaccia della Turchia di aprire le proprie frontiere e riversare in Europa i 3,6 milioni di profughi siriani che detiene nei lager in casa propria. Ma con il dubbio sulla reale portata di numeri e provenienze, tesi che è stata spiegata direttamente dal premier greco: «Questo non è più un problema di rifugiati ha precisato Kyriakos Mitsotakis - È un palese tentativo della Turchia di usare persone disperate per promuovere la sua agenda geopolitica. Le persone che hanno cercato di entrare in Grecia nei giorni scorsi non provenivano da Idlib. Hanno vissuto in sicurezza in Turchia per molto tempo».

Una partita, quindi, ben più ampia di quella tutta interna alle diatribe greche e turche che qualcuno vorrebbe far passare come unico storytelling: in ballo c'è la geopolitica dei gasdotti, la postura turca in Libia, le perforazioni illegali a Cipro e la nascita in Europa di numerosi partiti fondati da immigrati turchi e rivolti solo a musulmani. Per questa ragione la presidenza croata del Consiglio europeo ha convocato per oggi un vertice straordinario dei ministri dei paesi membri dell'Ue.

Spiegazioni che l'Alto rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, Josep Borrell, ad Ankara con il commissario alla Gestione delle crisi, Janez Lenarcic, chiederà direttamente al leader turco anche perché c'è discordanza sui numeri dei migranti: il governo turco parla di 130mila persone, Unhcr di circa 20mila.

Ma è Idlib il vero obiettivo del Sultano, dove c'è di fatto una guerra, punto su cui si snoderà il prossimo incontro Putin-Erdogan. Anche per questo si è svolta una seduta a porte chiuse su Idlib al parlamento di Ankara, dopo che Mosca ha inviato una terza fregata in Siria, la Novocherkassk, ad affiancare la Admiral Makarov e la Grigorovich. Lì Erdogan ha chiesto alla Nato di esercitare l'accordo di difesa reciproca sancito dall'articolo 5 della sua carta dopo che le truppe turche sono state uccise dalle forze russe e siriane a Idlib. E usa la clava dei migranti come arma psicologica (e materiale) verso le istituzioni occidentali, mentre non una parola dice sui modi dell'invasione turca nelle terre curde ad est dell'Eufrate nell'ottobre 2019, con centinaia di morti, sfollati, e mutilazioni dei corpi delle combattenti donne.

Secondo il numero uno della Commissione Ue «chi cerca di mettere alla prova l'unità dell'Europa resterà deluso, manterremo la linea e la nostra unità prevarrà. È tempo per un'azione concertata e per il sangue freddo». La Turchia, aggiunge, non è un nemico ma le persone non sono mezzi per raggiungere un obiettivo. E si è detta «pronta a mobilitare le risorse» per sostenere Atene, annunciando un fondo da 700 milioni di euro accanto al potenziamento di Frontex. Intanto però si registra un altro stop diplomatico: il presidente Erdogan era pronto a venire a Sofia, come raccontato dal premier bulgaro Bojko Borisov, «ma la sua riluttanza a sedersi a un tavolo con Mitsotakis ha raffreddato il mio entusiasmo».

Con Atene si sono schierati la Casa Bianca (Trump ha incoraggiato telefonicamente il premier ellenico) e il cancelliere austriaco Sebastian Kurz secondo cui «se ora cediamo alle pressioni della Turchia, Erdogan avrà vinto. Questo è un attacco della Turchia all'Ue e alla Grecia».

twitter@FDepalo

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