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"Dal 2018 non era all'ordine del giorno". Così Draghi ha imposto all'Ue il dossier migranti

Il tema delle migrazioni torna al centro del dibattito europeo. Draghi: "Serve una gestione europea del fenomeno"

"Dal 2018 non era all'ordine del giorno". Così Draghi ha imposto all'Ue il dossier migranti

La questione migranti torna nell'agenda dell'Unione Europea, dopo tre anni. Così, la migrazione si ripresenta al centro del dibattito europeo, grazie all'intervento del premier italiano, Mario Draghi, che ha chiesto al Consiglio Europeo di inserirla in agenda.

A renderlo noto è stato lo stesso presidente del Consiglio, che oggi alla Camera ha precisato: "È dal giugno del 2018 che la questione immigrazione non era più all'ordine del giorno del Consiglio Ue- ha spiegato il premier- è bastato semplicemente che lo chiedessi. Non è la rivendicazione di un merito ma marcare una sensibilità diversa, capire che certi problemi possono risolversi solo insieme". Una gestione condivisa, quindi, che deve passare dal coordinamento sovranazionale: "Il Governo vuole gestire l'immigrazione in modo equilibrato, efficace e umano- ha precisato poi Draghi-Ma questa gestione non può essere soltanto italiana. Deve essere davvero europea". Da qui la necessità di far emergere il tema a livello sovranazionale: "La migrazione è ora al centro del dibattito politico europeo e resterà tale, l'abbandono dell'Afghanistan creerà un problema di cui non sappiamo ancora la dimensione, sappiamo che sarà grande e ancora di più sarà importante affrontarlo tutti insieme". Per farlo servirà un "impegno comune", volto a contenere i flussi illegali, organizzare quella legale e "aiutare questi Paesi a stabilizzarsi e a ritrovare la pace". Oltre a questo, "un migliore controllo della frontiera esterna dell'Unione può essere la base per un piano più ampio che comprenda anche il tema dei ricollocamenti".

Non solo. Secondo il premier Draghi, bisognerebbe pensare a "una solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo arrivo" e trovare "un'alternativa di lungo periodo, per fare in modo che nessun Paese sia lasciato solo". C'è infatti un "terreno comune" che sta emergento tra i 27 Stati mebri dell'Unione Europea: "Ci sono punti di convergenza innanzitutto sul riconoscimento delle rotte migratorie come parte integrante dell'azione esterna dell'Unione europea- ha spiegato Draghi-Intendiamo intensificare, in tempi rapidi, partenariati e forme di collaborazione con i Paesi di origine e di transito, in particolare con i Paesi africani. Lo scopo è quello di evitare perdite di vite umane ma anche di contrastare le partenze illegali, nonché di ridurre la pressione sui confini europei". Temi discussi sia con i rappresentati di Libia e Tunisia, che con la Commissione europea e l'Alto Rappresentante UE per la Politica Estera e di Sicurezza. Inoltre, molti Paesi Ue sostengono l'esigenza "di una più stretta collaborazione tra l'UE e l'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati e l'Organizzazione Internazionale per la Migrazione riguardo a tutte le rotte migratorie". Così, dopo tre anni, il tema migrazione torna al centro dell'agenda politica e del dibattito a livello europeo, con lo scopo di trovare una soluzione comune ai flussi migratori. Infine, il presidente del Conislgio ha parlato anche dell'importanza dell'integrazione: "Bisogna gestire anche l'immigrazione legale- ha precisato alla Camera- I flussi legali non basta importarli, bisogna integrarli, altrimenti facciamo un danno innanzitutto a noi stessi perché la mancanza di integrazione significa produzione di esseri ostili. E se non integriamo produciamo potenzialmente dei nemici".

In seguito alle comunicazioni del presidente del Consiglio, è stata depositata alla Camera una risoluzione di maggioranza, in cui si precisa la necessità di "superare lo stallo negoziale sulle trattative relative al regolamento dell'agenzia europea per l'asilo con forme di solidarietà permanenti ed efficaci tra gli Stati membri incentrate su meccanismi di redistribuzione per la gestione degli arrivi", superando le modalità di gestione dei flussi migratori basate sul Regolamento di Dublino, "non più efficace e inadatto a gestire in maniera solidale i flussi in arrivo che riguardano un ristretto numero di Paesi UE, a partire dall'Italia". Per quanto riguarda le operazioni di salvataggio in mare, con la risoluzione si chiede di "lavorare per un cambio di prospettiva che miri a realizzare una politica europea per i corridoi umanitari, intensificando gli sforzi per contrastare le reti di trafficanti di esseri umani".

Infine, si precisa la necessità di "continuare a lavorare velocemente per un meccanismo strutturato, stabile e permanente di redistribuzione obbligatoria dei migranti che giungono sul territorio degli Stati membri di frontiera dell'Ue".

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