La riforma del Senato rischia di impantanarsi ancora. Venticinque senatori della minoranza del Pd hanno infatti redatto un documento sulle riforme costituzionali, in cui rilanciano il Senato eletto direttamente dai cittadini anziché dai Consigli regionali, con un aumento delle sue competenze legislative.
Il documento è stato presentato da Vannino Chiti, Maria Grazia Gatti e Miguel Gotor e conferma l’impostazione sostenuta da Chiti durante il primo passaggio in Senato delle riforme costituzionali, a cui ora però si sono aggiunti i bersaniani, che invece l’anno scorso avevano votato con il resto della maggioranza del Pd. Verrà trasformato in emendamenti e prevede il superamento del bicameralismo, con la sola Camera che dà la fiducia al governo, un Senato eletto direttamente dai cittadini in concomitanza con i consigli Regionali, con in più una serie di competenze che erano state inserite in prima lettura a Palazzo Madama, ma che sono state tolte nel passaggio alla Camera, paradossalmente con un emendamenti dei bersaniani (prima firma Andrea Giorgis).
A far cambiare idea ai bersaniani, ha spiegato Gotor, è stata l’approvazione del nuovo Italicum, che attribuisce il premio di maggioranza al partito e non alla coalizione. In questo modo, ha detto Gotor, "si è introdotta di fatto una riforma della forma di governo" che richiede dei "contrappesi", quali il "Senato delle garanzie" proposto da Chiti già durante la prima lettura del ddl con le riforme costituzionali. Il tutto sarà nelle mani di Pietro Grasso che dovrà decidere sei "riaprire" o no l’articolo 2 sull’elettività dei senatori, già passato sia al Senato che alla Camera. "Secondo noi si può fare", dice Gotor.
Con l'aggiunta dei bersaniani e le opposizioni sempre più rinsaldate, quindi le cose si mettono male per Matteo Renzi: "Dopo il documento dei 25 della minoranza Pd del Senato, e con il nostro voto contrario, Renzi non ha i voti per approvare la riforma costituzionale del bicameralismo paritario", dice Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, "Non ha i voti, a meno che non cambi. Cambi sulla base delle nostre indicazioni: vale a dire elettività dei senatori ed altro, e se ne può parlare. Ma bisogna cambiare anche l’Italicum, in parallelo, con il premio di maggioranza alla coalizione, fin dal primo turno, e non alla lista Sarà in grado il nostro eroe Renzi, dopo le genuflessioni alla Merkel, di fare tutto questo? Non credo. E quindi tempi brutti per il povero presidente del Consiglio , Matteo Renzi".
E se questo non bastasse, Renzi non ha i numeri nemmeno in Commissione Affari costituzionali al Senato, dove la discussione inizierà martedì e dove ormai la maggioranza può contare solo sulla metà dei membri (14 su 28).
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