Gli abusi edilizi perseguiti soltanto se riguardano i vip

La miopia di uno Stato che tollera immobili fuori legge e si accanisce sulle lievi mancanze dei famosi di turno

Gli abusi edilizi perseguiti soltanto se riguardano i vip

Il sisma di Ischia ha portato alla luce, una volta di più, la piaga tutta italiana degli abusi edilizi. Che diventa da copertina se a commettere il presunto abuso è un personaggio famoso, meglio ancora se magari un po' invidiato. E in un modo o nell'altro quegli abusi, o presunti tali, finiscono sempre per suscitare clamore.

Il problema abusivismo è grave, gravissimo, se è vero che qualsiasi geologo interpellato in questi anni ha detto chiaramente che l'Italia è un Paese fragilissimo. Un territorio delicato in cui le colate di cemento hanno portato a un ulteriore aggravamento della situazione, aumentando a dismisura i rischi idrogeologici. Ma se è evidente che l'abusivismo edilizio vada contrastato e combattuto con tutti gli strumenti possibili, è vero anche che ci si accorge di questi scempi soltanto di fronte alle tragedie e che, alla fine, gli abusi edilizi davvero contrastati sono quelli che riguardano strutture di modesta entità, meglio se costruite dal vip di turno, che permettono grande visibilità e collettiva indignazione ma senza affrontare davvero il problema.

Sia chiaro, non esistono distinzioni di fascia sociale né tantomeno salvacondotti legati alla popolarità. L'abuso è sbagliato a prescindere ma sono tantissimi i casi di personaggi noti finiti sui giornali per scandali, o presunti tali, legati all'abusivismo, a fronte di migliaia di costruzioni pericolosissime che cadono in frantumi al primo sussulto, bellamente ignorate per decenni. Vuoi perché più difficili da sanare, vuoi perché il clamore mediatico e la rabbia popolare sono ben differenti. Anche per quel vizietto nazional popolare che se nella rete dei controlli finisce uno famoso un po' godiamo, e poi magari la baracchetta abusiva ce la costruiamo puntando sul «così fan tutti».

Tantissimi sono i personaggi famosi finiti nel mirino dei controlli e, di conseguenza, nel tritacarne elle accuse incrociate. Politici, giornalisti, attori, cantanti. Di ogni estrazione, di ogni colore o simpatia politica. Al cantautore Claudio Baglioni è stata sequestrata dalla guardia di Finanza la villa che aveva in costruzione a Lampedusa perché non rispettava il piano regolatore ed era in alcune parti abusiva. Stessa sorte per la stilista Carla Fendi che si è vista arrivare i forestali nella villa di Sabaudia perché la sua piscina non rispettava le norme edilizie e ambientali. Nel mirino è finito anche Flavio Briatore, che spesso attira invidia e indignazione per la sua ricchezza, anche quando questa significa investimenti e lavoro. E così l'imprenditore ha avuto non pochi problemi nella realizzazione del suo «Twiga» in Salento, con tanto di rinvio a giudizio per i suoi amministratori. Condannato per abuso edilizio anche l'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, per aver ristrutturato senza rispettare le regole un «dammuso», tipico alloggio riadattato a residenza a Pantelleria. Problemi a Pantelleria anche per il maestro Riccardo Muti, anche lui per un presunto ampliamento di un «dammuso», e per la star francese, Gerard Depardieu, per avere sopraelevato un muro di cinta in pietra della sua proprietà sull'isola.

Non era esattamente un ecomostro la residenza di Anacapri di Luca Cordero di Montezemolo, condannato per abusi edilizi commessi per alcuni lavori effettuati senza autorizzazione o in difformità rispetto alle richieste. Anche il giornalista Bruno Vespa è finito nei guai per la ristrutturazione della sia villa di Ponza così come i suoi colleghi Lilli Gruber, per la costruzione di uno scivolo a mare nella residenza di famiglia in Sardegna e Michele Santoro per le opere di ristrutturazione della splendida casa che ha acquistato sul golfo di Amalfi. Anche Barbara D'Urso è stata sfiorata da un'inchiesta per abusivismo a Roma. Inchieste che occupano le prime pagine dei giornali, fanno scalpore e poi, spesso, finiscono in un nulla di fatto perché basta un documento firmato bene per sistemare la questione. Anche il presidente del Coni Giovanni Malagò finì sotto accusa, per un idromassaggio non costruito a regola d'arte. Tra sport e politica, fece scalpore il coinvolgimento dell'allora ministra dello Sport Josefa Idem per l'ampliamento della palestra accanto a casa dove si allenava. Di certo, nulla di pericoloso.

Giusto indagare quando ci sono dei dubbi e condannare quando si accertano responsabilità.

Ma in questa fragile Italia, le tragedie all'ordine del giorno dimostrano come non siano un terrazzino, un vano in più o una piscina potenzialmente abusivi a causare i disastri, quelli veri. Quelli che poi finiscono davvero sulle prime pagine dei giornali, con indignazioni ben peggiori.

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