Addio "anno bellissimo" l'Ocse demolisce l'Italia 2019 tutto in recessione

Stimato un anno intero in decrescita (-0,2%) Allarme anche dall'Istat: frenata in febbraio

Addio "anno bellissimo" l'Ocse demolisce l'Italia 2019 tutto in recessione

Come era prevedibile, il segno meno inizia a funestare anche le stime economiche del 2019. Il Pil in calo negli ultimi due quarti del 2018 ha fatto entrare il Paese in recessione tecnica. Ma le prime stime sull'anno in corso fanno intravedere una vera recessione economica. Cioè un anno intero in decrescita.

Ieri sono piombate sul governo due informazioni pessime. Prima l'Istat che mette nero su bianco nel bollettino la frenata in febbraio dell'indicatore anticipatore. Nel secondo mese del 2019, secondo l'istituto di statistica, «la fiducia dei consumatori ha mostrato un peggioramento dei giudizi e delle attese sulla situazione economica generale, lievemente bilanciato dal miglioramento delle attese sulla disoccupazione». Per quanto riguarda le imprese, «il calo della fiducia ha riguardato tutti i settori con l'eccezione del commercio al dettaglio».

Considerando che l'economia dei primi mesi del 2019 risentirà anche dell'uscita dal 2018 con il segno meno, i margini per una ripresa del Pil in tempi brevi sono nulli.

Gli indici anticipatori dell'Ocse, spiega l'Istat, «in discesa da fine 2017, mantengono un orientamento negativo» sull'economica mondiale «che non suggerisce la possibile presenza di punti di svolta ciclica nel breve periodo».

Ma la notizia più rilevante viene direttamente dall'Ocse. Secondo l'Interim Economic Outlook dell'organizzazione di Parigi il 2019 chiuderà con il segno meno. L'Ocse ha rivisto nettamente al ribasso le sue stime sul Pil italiano per l'anno in corso, portandolo a -0,2% dal +0,9% della previsione del novembre scorso. Per il 2020 l'Ocse prevede una crescita dello 0,5%, in ribasso rispetto al +0,9% stimato a novembre. A conferma di quanto la situazione italiana sia tra le più critiche, solo la Turchia, alle prese con una crisi profonda, ha visto le sue prospettive calare in modo più netto con una limatura di 1,4 punti. Sotto lo zero, oltre ad Ankara e Roma, solo l'Argentina.

È la prima volta che un istituzione internazionale prevede per l'Italia un 2019 con il segno meno. Il Fmi si era fermato allo 0,6%. Poi è arrivata la previsione della Commissione, allo 0,2%. Recentemente la società di gestione di investimenti Pimco ha stimato una crescita negativa. Ieri la previsione, ben più pesante come impatto, dell'Ocse.

Le stime del governo fino al 10 aprile sono ferme all'ultimo aggiornamento del Def. Quindi crescita dell'1%. L'esecutivo si appresta a correggerle con il nuovo Def, ma probabilmente non adotterà la stima Ocse. La Commissione europea generalmente si allinea all'Fmi e alla stessa Ocse.

L'organizzazione prevede difficoltà per l'economia globale che «continua a perdere slancio». Il Pil globale «ha rallentato più rapidamente del previsto nella seconda metà del 2018, a circa il 3% su base trimestrale, il livello più basso dalla metà del 2016». In Europa la frenata è più forte. Per il 2019 l'Ocse aveva stimato a novembre una crescita dell'1,8% che ha ribassato all'1% e per il 2020 ha tagliato la crescita dal +1,6% al +1,2 per cento.

Il governo punta proprio sull'origine esogena della frenata del Pil. «Siamo perfettamente consapevoli che stiamo vivendo una congiuntura economica sfavorevole, che si è sviluppata a partire dal piano internazionale: la guerra dei dazi non ci fa bene», ha commentato il premier Giuseppe Conte. «Il nostro impegno è accelerare nel nostro percorso riformatore con misure economiche, sociali e giuridiche, a tutto tondo».

Ma Bankitalia non la pensa allo stesso modo. «Il male italiano è strutturale», ha spiegato il direttore generale Salvatore Rossi all'agenzia Radiocor. «Un altro anno pesantissimo per le famiglie», ha commentato Renato Brunetta di Forza Italia.

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