Addio al direttorio grillino. Di Maio si prende la scena

Il "moderato" cerca di pescare voti a 360 gradi ma nei sondaggi il M5s scende. E il programma ancora non c'è

Addio al direttorio grillino. Di Maio si prende la scena

Escluso un ritorno al direttorio già archiviato - faceva troppo rivoluzione -, con l'«era Di Maio» è iniziata ufficialmente la «normalizzazione» dei sanculotti di Grillo. Processo che ora entra nella sua fase critica, che è anche la sua fase di crescita. Riuscirà il frontman moderato scelto dalla Casaleggio Assonnati (così ribattezzata dall'hacker che con le sue scorribande ne ha ridicolizzato le primarie sul Web) a dare anima al progetto? Il trentunenne Di Maio ieri ci ha provato a partire con il piede giusto, rilasciando interviste urbi et orbi per farsi conoscere, rassicurare, fugare qualche dubbio. Ha perorato la causa della nazionalizzazione delle banche sullo spagnolo El Pais e puntato il dito sulla Vigilanza e sulla prossima rielezione del governatore Bankitalia su Repubblica. Ha ribadito che il «referendum sull'euro è l'extrema ratio e che nessun grillino vuole uscire dalla Ue (sic!). «Vogliamo solo superare il parametro del 3 per cento come hanno fatto Francia e Germania». Ha parlato di «disinformazione spudorata» dei giornalisti e attaccato il ddl sulla legge elettorale, definita Anticinquestellum, «perché non vogliono farci vincere, ma ci opporremo con tutte le nostre forze». Insomma, ce l'ha messa tutta, «pancia a terra» come promesso, e lanciato segnali a largo raggio. M5S non cambierà natura interna, lui non sarà il Capo nel senso comune della parola («Grillo è garante») e il programma, come ribadito ieri da Toninelli, prima ancora dall'evanescente Fico, resta al centro dell'azione di ciascun grillino graduato. Solo che si tratta di un programma da aggiornare, via via rifinire, e il metodo di farlo fare dagli aderenti via Web non garantisce (come appurato) né democraticità né attendibilità. Provvederanno ancora la Casaleggio Ass. tramite Rousseau e Grillo con uscite estemporanee. Quel poco che si vede, allora, è solo una svolta moderata per pescare elettori a 360 gradi e un giovanotto che aspira a diventare D'Alema. Ma, a differenza del vecchio Max d'un tempo, non ha in mano neppure l'apparato del partito. Anzi. Se un sondaggio EMG registrava ieri un punto in meno per M5s («Sorpasso!», titolava il sito dei renziani, Democratica), la pancia dei militanti, così come gli altri caballeros guardano a Di Maio con grande diffidenza.

Per un Fico che rimugina, ieri la star delle masse Di Battista ha cercato di rianimare Giggino: «Ho fiducia in lui, si è caricato con un'abnegazione quasi commovente il M5s sulle spalle. E va sostenuto, oggi come mai». Meglio: oggi e poi vedi mai (che-nun-gne-la-fa).

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