La primatologia e la genetica ci insegnano le strette analogie che esistono fra la nostra specie e le scimmie. Intelligenza e cromosomi a parte, resta un grande enigma che distingue le due realtà tassonomiche: l'uso della parola. Come è noto, infatti, possono parlare gli uomini, ma non gli altri primati. Le scimmie semmai urlano, emettono suoni gutturali, ma è impossibile rapportare le loro intenzioni vocali all'articolato vocio di un uomo. Tuttavia esistono i segni: scritture che possono essere interpretate anche da altri mammiferi e movimenti degli arti in grado di suggerire intenzioni, pensieri e necessità. Ebbene, questa attitudine è viva anche nelle scimmie. E lo ricordiamo oggi in seguito alla scomparsa di uno dei pochi primati «andati al college»: Chantek. Ospite di uno zoo di Atlanta, in Usa, l'orango è morto ieri a 39 anni d'età, a causa delle complicazioni dovute a una malattia cardiaca. Era l'orango più anziano degli Usa, così descritto dai veterinari che l'hanno avuto in cura: «Un animale dalla personalità particolare e coinvolgente, in grado di comunicare senza problemi con chi ha avuto la fortuna di incontrarlo e conoscerlo, benché timido e restio a farsi avanti con gli estranei». Non un uomo, appunto, ma una scimmia, come lo è anche l'ultimo primate in vita capace di esprimersi adottando il linguaggio dei segni: Koko, una gorilla che risiede nello zoo di San Francisco. Che è arrivato oltre, essendo capace di decifrare oltre mille segni (presenti nel «vocabolario» dei segni dei gorilla) e 2mila parole in inglese scritto.
Prima di essi aveva dato notizia delle sue abilità comunicative anche Washoe, uno scimpanzé scomparso nel 2007; il primate che addirittura trasmise la conoscenza di alcuni gesti ad altri animali con cui si trovò a convivere. Oranghi, gorilla e scimpanzé, specie evidentemente dotate di una grande intelligenza; come lo sono i corvi, i delfini, e i topi, tutti contraddistinti da attitudini tipicamente umane, e spesso sottovalutati per la loro capacità emozionali e relazionali. Ma come ha fatto Chantek a comprendere il linguaggio dei segni e a relazionarsi con i membri della nostra specie? L'addestramento dell'orango risale ai primi anni di vita dell'animale, nato nel 1977; e alla sagacia e alla lungimiranza di Lyn Myles, antropologa americana dell'Università del Tennessee. Nello Yerkes Regional Primate Research Center di Atlanta, una sorta di relazione «intellettuale» fra l'animale e la ricercatrice si è protratta per nove anni; e ha portato perfino alla registrazione di un famoso documentario sulle abilità comunicative degli oranghi. I risultati sono, dunque, appannaggio della letteratura scientifica internazionale, e ci offrono strumenti unici e utilissimi a capire i meccanismi della comunicazione non verbale.
Chantek indicava ciò di cui aveva bisogno, ma era anche in grado di mettere in ordine la stanza nella quale si ritirava per la notte, e di suggerire ai ricercatori la strada da seguire per raggiungere il suo ristorante preferito dalle aule dell'università. Da un po' di tempo non stava più bene e i veterinari hanno fatto di tutto per tenerlo in vita; con una dieta leggera e povera di sodio.
«Ci mancherà profondamente», dice una nota divulgata dei responsabili dello zoo di Atlanta; ma rimane la consapevolezza che, grazie alla sua esperienza, le ricerche in questo campo potranno solo progredire; illustrandoci il cammino evolutivo del linguaggio, le sue relazioni con il miglioramento delle capacità intellettive, e ancora una volta l'incredibile somiglianza che ci rapporta al mondo delle scimmie con cui, non a caso, condividiamo l'antico progenitore.
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