Addio privacy, il Grande Fratello avrà più poteri

Portato a 6 anni il tempo di conservazione dei dati telefonici e telematici: un pedinamento elettronico

Addio privacy, il Grande Fratello avrà più poteri

Roma - Chissà se i deputati che ieri hanno approvato la «Legge di delegazione europea 2016-2017» sanno che cosa hanno votato. Perché in quella legge-contenitore, approvata ogni anno per recepire nel nostro Paese le direttive Ue, c'era anche una norma che dilata a dismisura il tempo di obbligo per i provider di conservazione dei dati personali, telefonici e telematici. La «scusa» è il contrasto al terrorismo, la conseguenza è che i dati telefonici che prima venivano conservati per due anni e quelli telematici, che venivano cancellati dopo solo dodici mesi, ora resteranno a disposizione per sei anni. Una rivoluzione nella «data retention» che, tradotta in soldoni, renderà molto più facile per lo Stato «tracciare» le nostre comunicazioni e le nostre navigazioni, mettendo per un lungo tempo a disposizione delle autorità mittente, ricevente, data, luogo e durata di una chiamata telefonica e indirizzo Ip, data e ora di una connessione internet. Una misura che insomma rischia di abbassare, e di tanto, il livello di riservatezza degli utenti di smartphone e web, una platea nemmeno a dirlo piuttosto vasta. Il tutto senza che cittadini - e forse pure deputati - siano pienamente consapevoli di questa «rivoluzione», visto che appunto le norme in questione, nonostante il fortissimo impatto sulla privacy, sono state infilate in un provvedimento omnibus senza quasi essere state oggetto di dibattito. Il «bello», si fa per dire, è che la direttiva europea originaria sulla data retention, che obbligava i Paesi Ue a conservare quei dati da un minimo di 6 mesi a un massimo di due anni, permettendo alle autorità di accedervi previa autorizzazione di un tribunale, aveva sollevato critiche e polemiche da parte di attivisti e associazioni di tutela della privacy e dei diritti umani per poi, in seguito a un ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea, essere dichiarata invalida ad aprile di tre anni fa.

Ora invece quel termine non solo torna in vigore ma viene esteso, nel nome della lotta al terrorismo, di almeno tre volte, portando appunto a sei gli anni in cui quei nostri dati saranno «a disposizione», nonostante la scarsa chiarezza delle procedure di accesso a questa mole di informazioni da parte delle autorità. Col via libera della Camera, i nuovi termini sono già legge.

E lo è anche il potere riconosciuto all'Agcom di ordinare ai provider di rimuovere i contenuti che violano il copyright, oltre a permettere all'Authority di fare tutto ciò che è possibile tecnicamente per evitare che lo stesso utente pubblichi di nuovo quel contenuto su altri siti. Un potere che per molti è, di fatto, un «pedinamento elettronico» senza nemmeno l'avallo della magistratura.

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