Adesso l'Europa vuole tassare anche i porti italiani

Secondo le istituzini comunitarie, il fatto che l'Italia non tassi le autorità dei sistemi portuali costituisce un aiuto di Stato contro i principi di libera concorrenza: fra pochi giorni, Bruxelles potrebbe aprire una procedura di infrazione contro Roma

Adesso l'Europa vuole tassare anche i porti italiani

È una controversia iniziata già da alcuni anni, che adesso sembra indirizzarsi verso la sua parte conclusiva che, con molta probabilità, sarà svantaggiosa per l’Italia.

Il riferimento è alla procedura avviata dalla commissione europea per presunti aiuti di Stato accordati dal nostro paese alle Asp, le autorità di sistema portuale. Queste ultime sono esentasse, non devono infatti pagare l’Ires in quanto per Roma si tratta di enti pubblici di diretta emanazione del Mit, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Per l’Europa invece, si tratta di attività economiche a tutti gli effetti perché affidano autorizzazioni e concessioni dietro il pagamento di un canone. Dunque, il fatto che esse non paghino l’Ires è considerato a tutti gli effetti un aiuto di Stato contrario alle norme sul libero mercato e sulla concorrenza.

La posizione di Bruxelles la si evince dalla lettera pubblicata in Gazzetta lo scorso 10 gennaio, nell’ambito del procedimento avviato, come detto ad inizio articolo, già alcuni anni fa. In questa missiva, a cui l’Italia ha 30 giorni per poter replicare, di fatto la commissione europea ha chiesto al nostro paese di mettersi in regola e di adeguare le proprie norme a quelle comunitarie.

Tradotto in soldoni, Roma dovrebbe iniziare a tassare anche le autorità portuali. A portare avanti la posizione europea è in primo luogo la Dg Competition, ossia la direzione generale della commissione europea a cui spetta il ruolo di vigilare sul rispetto delle regole comunitarie in tema di concorrenza e libero mercato, la quale fa capo alla danese Margrethe Vestager. Proprio dalle osservazioni mosse dalla Dg Competition, si è arrivati tra il 2018 ed il 2019 all'apertura di un'inchiesta della commissione sui presunti aiuti di Stato.

L’Italia, così come fatto negli ultimi anni, probabilmente sosterrà ancora una volta la sua linea e cioè che considerare esentasse le Asp non viola alcuna norma sulla concorrenza. Ma la disputa, pare oramai indirizzata verso Bruxelles. Anche perché i precedenti nel resto del territorio comunitario non sono favorevoli al nostro paese. La Spagna ad esempio, ha deciso di togliere l’esenzione dalle tasse alle autorità portuale a partire dal 2020.

Roma, da questo punto di vista, è rimasta la sola a non aver adeguato la normativa. E soprattutto, è rimasta da sola nel difendere la sua posizione. Dunque, la controversia potrebbe risolversi con la commissione che dà ragione alla Dg Competition e riconosce la normativa italiana contraria ai principi di libera concorrenza. A quel punto, la conseguenze inevitabile potrebbe essere l’apertura di una procedura di infrazione.

Quest’ultima sarebbe lo strumento di pressione privilegiato affinché l’Italia si “metta al passo” e tassi le autorità portuali. Una circostanza che, secondo la posizione del nostro paese, potrebbe mettere in difficoltà il sistema portuale e provocare un grave paradosso: ossia, uno Stato che dovrebbe tassare sé stesso visto che, come detto in precedenza, le Asp per Roma altro non sono che enti pubblici di diretta emanazione del Mit.

Ma non solo: se le autorità portuali saranno considerate a tutti gli effetti delle società da tassare per via del principio di libera concorrenza, allora potrebbe essere messo in discussione anche il loro monopolio nella gestione dei porti. Ed aprire la strada, a questo punto, a possibili privatizzazioni.

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