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Agroalimentare, tutti in piazza contro il Ceta

Grande partecipazione alla manifestazione #stopCETA organizzata dalla Coldiretti. Sindaci, sindacati, associazioni e parlamentari hanno sfilato contro l'accordo di libero scambio tra Italia e Canada

Agroalimentare, tutti in piazza contro il Ceta

Sindaci, associazioni, sindacati e parlamentari in piazza per dire no al Ceta, il trattato di libero scambio tra il Canada e l'Unione europea che l'Italia ratificherà il prossimo 25 luglio. Oggi, davanti al Parlamento che discuteva del Ceta, hanno sfilato e protestato gli allevatori e gli agricoltori della Coldiretti, avendo al loro fianco i primi cittadini di circa 300 Comuni.

Nessuno vuole il Ceta

L'iniziativa della Coldiretti #stopCETA, è stata all’insegna della trasversalità delle forze politiche e ha visto la partecipazioni di sindacati e associazioni come Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food, Federconsumatori e Fair Watch. Tra i parlamentari erano presenti Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle e i democrat Colomba Mongiello e Nicodemo Oliverio. Sul palco sono intervenuti oltre gli ex ministri delle Politiche agricole, Alfonso Pecoraro Scanio e Gianni Alemanno, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il segretario della Cgil Susanna Camusso e il presidente di Legambiente Rossella Muroni. Tutti in piazza a dire no al Ceta che, se approvato, minerebbe i prodotti tipici, Dop e Igp, in quanto solo 41 su 291 vengono riconosciuti dal Trattato. Si darebbe dunque via libera ai falsi made in Italy per formaggi pregiati come l’Asiago, la Fontina, il Gorgonzola, o i Prosciutti di Parma e il San Daniele. Il Parmigiano Reggiano, poi, potrà essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada con la traduzione di Parmesan.

I timori della Coldiretti sul Ceta

Per il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo"la presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori e si rischia un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece Italia e Ue hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l'espressione di una identità territoriale non riproducibile".

David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, denuncia: “Se il Parlamento ratifica il Ceta, i prodotti romani e laziali tutelati da marchi Dop oppure Igp potranno essere emulati, riprodotti senza vincoli, abbinati a un marchio fantasioso, ma comunque evocativo del territorio, per essere liberamente venduti in Canada a prezzi stracciati rispetto agli originali, con gravissime perdite economiche per le aziende agricole che invece producono qualità nel rispetto dei disciplinari imposti dai consorzi di tutela".

Il Lazio vanta 27 prodotti Dop e Igp, solamente 5 dei quali continuerebbero, negli scambi col Canada, ad essere tutelati, tra cui il pecorino romano e la mozzarella di bufala campana. Ma per gli altri 22 il trattato sarebbe "una condanna alla morte commerciale per gli effetti devastanti della concorrenza di prodotti similari che nulla avrebbero a che fare col territorio". Niente più tutela per L’abbacchio romano, L’olio extravergine di oliva della Sabina, il carciofo romanesco, il pane di Genzano, la porchetta di Ariccia o la ricotta romana. "Ma non è tutto: il Ceta è una minaccia -aggiunge il direttore della Coldiretti del Lazio, Aldo Mattia- perché autorizzerebbe l'importazione di carne trattata con ormoni, da noi vietati, ma non in Canada e l'importazione di grano duro trattato con il glifosato, una sostanza vietata in Italia perché sospettata di essere cancerogena". Nell'accordo è prevista la equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie tra le parti. Il problema è che in Canada si usano, nelle produzioni agricole, sostanze attive vietate nei paesi della Ue da almeno un ventennio per via della loro comprovata tossicità. "La nostra -spiega infatti Granieri- è una battaglia anche a difesa del diritto dei consumatori a una spesa informata e consapevole e dunque alla sana alimentazione".

La contrarietà della politica

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha attaccato Bruxelles:“I fautori dell'accordo Ue-Canada sono quelli che in Europa hanno fatto le battaglie per far sì i fondi comunitari non vengano dati agli agricoltori veri, ma a coloro che non vivono di agricoltura - ha continuato -. Sono gli stessi che al tavolo delle trattative sostenevano che gli Ogm sarebbero stati la salvezza dell'agricoltura. Noi invece, insieme ai nostri produttori, diciamo no agli Ogm, così come diciamo no all'accordo Ceta, che nega l'identità produttiva delle nostre regioni". Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera del partito della Meloni, è molto duro con la maggioranza: “L'emergenza tarocca sui nostri prodotti è stata considerata da FdI-An una priorità, fin da quando abbiamo tentato di contrastare le decisioni scellerate che aprivano il nostro mercato agli agrumi del nord-Africa, all’olio tunisino, alle nocciole turche. Oggi il Pd sembra svegliarsi dal letargo, ma invece di partecipare alla manifestazioni di protesta contro il Ceta come abbiamo fatto noi, dovrebbe semplicemente impegnarsi a bocciare il trattato, visto che ha la maggioranza parlamentare ed esprime il capo del governo”. Carlo Fidanza, responsabile nazionale Enti Locali di Fratelli d’Italia, annuncia che il suo partito sarà “al fianco dei produttori minacciati da questo accordo scellerato e presenterà in tutti i Consigli comunali delle mozioni per impegnare Parlamento e Governo a non ratificare questo trattato suicida”.

I timori dei sindaci

Forti preoccupazioni arrivano anche dai primi cittadini. Francesco Baldelli, vicepresidente dell’Anci e sindaco di Pergola, dice che questo trattato “massacra gli agricoltori, il made in Italy, le piccole medie imprese dei nostri territori e abbassa gli standard di qualità e sicurezza alimentare. Per fare un esempio pensiamo al grano duro, un prodotto d’eccellenza che per alcune regioni ‘granai d’Italia’ come Marche, Puglia e Sicilia rappresenta una fondamentale risorsa”. “Con l’ok al Ceta - aggiunge Baldelli - solo le importazioni dal Canada, senza dazi, potrebbero passare da 38.880 a circa 100.000 tonnellate e questo potrebbe portare alla cancellazione della nostra produzione. Compito dei sindaci è fare gli interessi della propria comunità cittadina e quindi dell’Italia, difendendo le eccellenze del territorio. Chiediamo tutti insieme al Parlamento e al Governo di dire no al Ceta”. Il neoeletto sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, all’Adnkronos ha, invece, rimarcato la necessità di “difendere i produttori locali che già fanno uno sforzo enorme, lavorano in condizioni difficili, e tengono pulito e mettono in sicurezza il territorio. Con il Ceta vengono meno la tradizione e il controllo del territorio". Cosimo Annunziata, sindaco di San Marzano sul Sarno, la patria del pomodoro se l’è presa con il commissario europeo all'Agricoltura Phil Hogan che di recente ha dichiarato che "il San Marzano si può coltivare anche in Belgio". "Non è possibile continuare così su questioni primarie come queste - si sfoga Annunziata - ma evidentemente i nostri ministri a Bruxelles contano quanto un consigliere di minoranza”.

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