Milano - Sarà corretta la targa di «via Martiri palestinesi». Dopo le proteste, il primo cittadino di Cinisello Balsamo Siria Trezzi tende una mano e si mostra disponibile a conciliare una soluzione: «Comprendo bene che il termine martire è improprio - ha ammesso ieri il sindaco della cittadina dell'hinterland milanese - ma va contestualizzato». «Ci stiamo riferendo - ha spiegato - a una scelta di 30 anni fa, allora non ci si riferiva certo al termine Shahid, con il quale negli anni si sono definiti i combattenti-attentatori suicidi palestinesi». Ed era proprio questa la questione sollevata da Andrea Jarach, presidente della sezione italiana del Keren Hayesod, un network internazionale d'ispirazione sionista. «I sedicenti Martiri palestinesi - aveva attaccato Jarach, autorevole esponente della comunità ebraica milanese - altro non sono che terroristi che hanno macchiato di sangue non solo il Medio oriente ma anche il mondo intero». La polemica, riportata due giorni fa sul «Giornale», verteva proprio sul possibile equivoco di una strada intitolata agli jihadisti, peraltro a due passi da Milano, dove intanto si teme una pesante aggressione alla Brigata ebraica da parte di frange irriducibili dell'estrema sinistra e dei centri sociali. La discussa scelta toponomastica di Cinisello è stata presa molti anni fa, dopo il massacro di Sabra e Shatila, in Libano: «La decisione - conferma oggi la sindaca - risale all'ottobre del 1982», «proposta dalla commissione toponomastica e votata all'unanimità da tutte le forze politiche in Consiglio comunale sull'onda emotiva provocata dal massacro di Shabra e Chatila avvenuto qualche settimana prima». «Un episodio - spiega - che suscitò forte clamore e sdegno e scosse molte coscienze. In quel periodo si decise di intitolare tre nuove vie a personaggi illustri e una ad un episodio di drammatica attualità».
La soluzione proposta dal Comune sarebbe dunque integrare il nome della via con la data, per contestualizzare il tutto. «Nessuna motivazione antisemita e discriminatoria» garantisce comunque Trezzi. Il sinadco sottolinea la «nostra attenzione e premura nei confronti del popolo ebraico» e invita il Keren Hayesod a un incontro «per trovare insieme un accordo», premettendo che il cambio di nome di una via in cui risiedono 516 persone è soluzione impraticabile.
Ma Jarach è già soddisfatto così: «Apprezzo molto le parole del sindaco - risponde - ha dimostrato sensibilità, capisco che cambiare nome non è semplice, questa mi sembra una soluzione rispettabile, l'importante è che si prenda coscienza, che non siano sdoganate parole equivocabili. L'importanza delle parole la conosciamo. Se nell'accezione comune martiri significa vittime, nell'accezione jihadista vuol dire attentatore suicida, chi è morto per la Causa».
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