Alfano ora fa la voce grossa: "Stop alle moschee-garage"

Il ministro dell'Interno finalmente capisce che alcuni centri sono illegali e annuncia il giro di vite: "Basta zone grigie"

Alfano ora fa la voce grossa: "Stop alle moschee-garage"

Basta con le «moschee in garage», quelle abusive, fuori da ogni controllo e perciò più pericolose. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, annuncia il giro di vite. «Abbiamo in Italia - dice - 4 moschee e oltre 800 luoghi di culto musulmano. Chiuderemo i luoghi abusivi e irregolari. Non per impedire il culto, ma perché il culto avvenga in luoghi che siano in regola dal punto di vista di tutte le autorizzazioni previste dalle nostre leggi». Il ministro parla ad un convegno a Lecce e proprio nella cittadina del barocco pugliese c'è uno dei luoghi di culto musulmani allestito in un garage, esempio di un fenomeno in Italia molto diffuso, secondo un recente studio interno del Viminale sulla galassia del mondo islamico. Solo a Roma sarebbero state censite 30 «moschee in garage». Ma la maggiore concentrazione di musulmani è «in un triangolo isoscele rovesciato che ha per vertici Bologna, Novara e Venezia».Quella di fare piazza pulita di questi centri illegali è una prima misura di prevenzione sul territorio, mentre a livello internazionale si discute della partecipazione attiva dell'Italia all'alleanza sempre più larga che sta bombardando le regioni in Siria in mano all'Isis. «Prima di decidere interventi militari - fa sapere il premier Matteo Renzi - occorre avere una chiara strategia sul dopo. Ecco perché noi manteniamo i nostri impegni cercando di rafforzare il coordinamento di tutti gli alleati della coalizione internazionale». E il capo del governo aggiunge: «Dal Libano all'Afghanistan, dall'Irak alla Somalia, fino ai Balcani, l'Italia è uno dei paesi con il maggior numero di soldati all'estero. Ma questa nostra presenza non può essere scollegata da una strategia. Abbiamo già visto ciò che è accaduto in Libia, quando si è bombardato senza pensare al dopo». Per Renzi, va bene aumentare gli investimenti in sicurezza, dalla cybersecurity alla difesa, dai soldi alle forze dell'ordine ai mezzi, «ma per ogni euro speso in sicurezza, occorre investire un euro in cultura».Investire anche in sorveglianza sull'eterogeneo mondo musulmano in Italia. Le moschee vere e proprie di cui parla Alfano sono quella di Roma, di Milano Segrate, di Ravenna e di Colle di Val d'Elsa, poi ci sono quelle di Palermo e Catania. Attorno, un universo sotterraneo, di luoghi di culto nei cortili, nelle rimesse, nei garage, il cui collegamento è informale, usa soprattutto i canali internet e usa esclusivamente l'arabo. «Costituiscono una zona grigia - dice lo studio del Viminale - certamente tradizionalista e di ispirazione fondamentalista ma senza che questo significhi sempre e necessariamente l'adozione del jihadismo».Il pericolo si annida lì, nei «centri islamici indipendenti, scollegati da ogni network nazionale», dov'è molto difficile effettuare ogni tipo di sorveglianza, anche per il problema della lingua. All'iniziativa sui temi della sicurezza Alfano illustra gli sforzi fatti negli ultimi mesi contro il terrorismo: 8mila veicoli perquisiti, 56mila persone controllate, 160 navi».

E anche 60 persone espulse dall'Italia, tra cui 4 imam: «Siamo in grado di separare chi prega da chi spara e siamo convinti che chi prega non possa inneggiare alla violenza, se c'è un imam che lo fa dobbiamo avere la forza di cacciarlo per ragioni di sicurezza di Stato».

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