Paura. Paura che l'incubo non sia finito. Paura persino di gridare che non si ha paura del terrorismo e dei terroristi islamici. C'è solo una parola, questa, che affiora sulle labbra dei francesi in queste ore. Impossibile dimenticare quelle vittime, quel film dell'orrore andato in onda per 56 ore, tra spari, assedi, ostaggi. E sangue, troppo sangue. Impossibile pensare, sperare che tutto sia finalmente e realmente finito. É in compagnia di questo spettro che la capitale accoglierà oggi più di un milione di persone per la manifestazione di solidarietà per le vittime dell'attentato al settimanale Charlie Hebdo e per gli ostaggi morti nel supermercato kosher. Così, nonostante le rassicurazioni del ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, che ha sottolineato di aver adottato tutte le misure perchè il corteo possa svolgersi «nel raccoglimento, nel rispetto e nella sicurezza», fonti dell'antiterrorismo hanno espresso serie preoccupazioni sostenendo che «poichè tutti i sospettati potrebbero non essere ancora stati identificati, sarebbe stato meglio rinviare l'evento almeno di un paio di giorni». Al corteo parteciperanno, oltre al presidente Hollande e i maggiori leader europei, Benjamin Netanyahu, il re di Giordania Abdallah II e la regina Rania.
Due percorsi diversi, che collegano la place de la Republique alla place de la Nation, punto di arrivo e partenza del corteo, saranno sorvegliati da cecchini sugli edifici. Complessivamente sono mobilitati 2000 poliziotti e 1350 militari, a Parigi e nella regione limitrofa. Paura, dunque. Che anche ieri non ha abbandonato Parigi e la Francia con falsi allarmi che hanno innescato la psicosi di nuovi attentati. Certamente di pessimo gusto lo scherzo di una giovane ospite di uno degli hotel di Disneyland Paris che dalla finestra ha urlato di essere Hayat Boumeddiene, la compagna ancora ricercata di Amedy Coulibaly, minacciando di far esplodere l'edificio. La ragazza è stata rapidamente fermata dalla polizia. Comparirà lunedì davanti al tribunale di Meaux. Un altro allarme in un centro commerciale di Villiers-en-Bière, nel dipartimento di Senna e Marna, a poca distanza da Parigi, dopo che la polizia ha individuato una borsa sospetta che poi è risultata essere stata dimenticata da un cliente, mentre petardi fatti scoppiare in prossimità della sinagoga di Jaurès, nel diciannovesimo arrondissement, hanno fatto pensare ad un attentato.
E la Grande Sinagoga di Parigi è rimasta chiusa per lo Shabbat dopo i sanguinosi episodi di venerdì È la prima volta che accade dalla seconda guerra mondiale. La polizia ha imposto la chiusura della sinagoga per motivi di sicurezza, benchè sia lontana da Vincennes. Neppure dopo la liberazione degli ostaggi il luogo di culto ebraico è stato riaperto. E a proposito di precauzioni a conferma del clima da 11 Settembre che si respira nel mondo guardando alla Francia occorre segnalare che, Usa in testa, sono molti i Paesi che stanno sconsigliando i propri cittadini dall'intraprendere viaggi a Parigi.
Un atteggiamento non proprio criticabile se si considera che Amedy Coulibaly, il killer del supermercato kosher, registrazioni audio di tv e radio alla mano, in quelle ore di trascorse in compagnia dei suoi ostaggi ha lanciato minacce: «Devono smetterla di attaccare lo Stato islamico, devono smetterla di togliere il velo alle nostre donne, devono smetterla di mettere i nostri fratelli in prigione per nulla», E ha incitato gli jihadisti a compiere nuovi attentati: «Mai e poi mai riusciranno a sconfiggerci. Non ci sono mai riusciti. Allah è dalla nostra parte».
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