All'Europa manca un pilastro Il rischio di una paralisi è alto

Macron resta solo a guidare le riforme necessarie Intanto Francoforte perde l'Autorità bancaria Ue

All'Europa manca un pilastro Il rischio di una paralisi è alto

Due giorni dopo le elezioni tedesche, ormai quasi due mesi fa, il presidente francese Emmanuel Macron illustrò in un solenne discorso la sua visione di una nuova Europa: un ministro delle Finanze continentale, un budget comune, una tassa sulle transazioni finanziarie. Nelle intenzioni doveva essere il calcio di inizio di un grandioso progetto riformistico. Solo che nel frattempo il buon Macron è rimasto in campo da solo. La tradizionale controparte dei francesi, la metà tedesca del direttorio che da decenni guida le cose europee, è sparita dai radar. E il problema è che Berlino del direttorio non era solo la metà, ma un po' di più; e anche per questo la sua scomparsa ha del clamoroso.

Che fine faranno i progetti di adeguamento dell'Unione economica e finanziaria alla realtà del dopo crisi? La direzione di marcia era incerta prima, si è trasformata in una assoluta incognita oggi, dopo il fallimento dei colloqui per la nuova coalizione di governo tedesca. Per rendersene conto non bisognerà aspettare molto: agli inizi di dicembre è prevista la prima riunione dei ministri finanziari, incaricata di nominare il sostituto del controverso olandese Jeroen Dijssebloem nell'incarico di Mister Euro e di mettere le basi alle nuove regole per moneta e sistema bancario. Per la nomina sarà con tutta probabilità un francese a spuntarla (e proprio ieri Parigi ha ha ottenuto l'assegnazione dell'Autorità bancaria europea). Quanto agli altri problemi le previsioni parlano di un altissimo rischio paralisi.

A risentire del vuoto apertosi in Germania non saranno dossier come la Brexit in cui, almeno per il momento, prevalgono aspetti negoziali su cui gran parte dei Paesi europei si è già pronunciata, ma quelli in cui da subito sono indispensabili scelte politico-strategiche. Un tema molto sentito in tutto il Nord Europa è, per esempio, quello dei glifosati, i componenti fondamentali degli erbicidi più usati nel mondo. La Ue deve decidere se metterli al bando o no. Ma come si fa, senza sapere se al governo di Berlino comanderanno i verdi ecologisti o i liberali amici dell'economia?

Sui temi finanziari il problema è lo stesso. E non è detto che l'indebolimento della vituperata Merkel possa avvantaggiarci. Negli ultimi 12 anni, nel bene e nel male, la Cancelliera ha rappresentato il punto di equilibrio tra le richieste dei falchi ordo-liberisti di casa in Germania e le esigenze di un'Unione i cui confini non coincidono con quelli tedeschi.

Bacchettando le cattive abitudini di spesa dei Paesi mediterranei, tenendo a bada i nostalgici del marco, è riuscita se non altro a far lavorare Mario Draghi, l'uomo che con tutta probabilità ha più meriti nell'uscita dalla crisi. C'è qualcuno che possa garantire che un altro cancelliere o un'Angela azzoppata siano in grado di fare meglio?

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