All'Italia la missione navale per fermare gli scafisti in Libia

L'Ue vara il piano per bloccare i barconi alla partenza e il traffico di uomini: il nostro Paese guiderà l'operazione

RomaUn primo via libera alla missione navale antiscafisti. Ma anche tante incognite da risolvere. La riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa dei 28 Paesi dell'Unione Europea affronta il tema dell'emergenza migranti nel Mediterraneo. L'obiettivo è quello di accendere il motore dell'operazione europea contro i trafficanti di esseri umani, sul modello antipirateria usato in Somalia con l'operazione Atalanta.

E' l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri Federica Mogherini a mettere nero su bianco la notizia dell' accordo raggiunto in sede Ue. «La decisione di stabilire una missione navale Ue per distruggere il modello di business dei contrabbandieri e delle reti di trafficanti nel Mediterraneo è stata appena presa». Una comunicazione seguita da un auspicio. «Speriamo che questa operazione possa essere lanciata ufficialmente a giugno». Secondo quanto viene spiegato a Bruxelles si tratta in sostanza della costituzione della base legale per la missione navale della Ue contro i trafficanti. L'obiettivo, a detta della Mogherini, è «distruggere il modello di business dei contrabbandieri». Il problema è che per le fasi successive alla prima – azioni in acque internazionali e raccolta di informazioni – «servirà una ulteriore valutazione». In pratica quello di Bruxelles è un semplice passaggio preliminare. I ministri Ue approvano solo la fase 1, di coordinamento e intelligence. Il resto è tutto ancora da definire. Bisognerà attendere il via libera dell'Onu e poi una nuova votazione da parte del Consiglio Ue prima di far partire davvero il dispositivo. Passaggi faticosi per i quali ci vorrà almeno un altro mese e mezzo.

Di certo si sa che il quartiere generale della missione navale - chiamata Eunavfor Med - sarà a Roma. Il comando è stato affidato all'ammiraglio italiano Enrico Credendino, già responsabile della missione europea anti-pirateria nel Corno d'africa. Verranno stanziati 11,82 milioni di euro per «la fase di avvio dei primi due mesi» e «il mandato iniziale sarà di 12 mesi». Oltre alla definizione ancora ambigua della natura della missione, mancano ulteriori, importanti tasselli da riempire. Sabato scorso il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, aveva ad esempio invocato l'inquadramento dell'operazione nel quadro delle Nazioni Unite. «É essenziale avere una risoluzione Onu: lo richiedono anche solo il sequestro e la confisca al largo o l'eliminazione a riva dei mezzi». E la decisione non è detto sia positiva.

Bisognerà anche verificare il coinvolgimento della Nato. Il segretario generale, Jens Stoltenberg offre una generica disponibilità. «Non è stata fatta alcuna richiesta specifica, ma la Nato è pronta ad aiutare se c'è una richiesta». Inoltre c'è la questione della collaborazione da parte della Libia, sia a livello di intelligence locale, sia a livello di sostegno a eventuali azioni militari. Di certo l'Ue non interverrà via terra, nell'ipotesi più estrema potrebbe procedere con incursioni mirate.

«Oggi le regole d'ingaggio non sono chiare e ciò potrebbe costituire un incentivo a far partire nuove carrette, sapendo che ci sono navi pronte a mettere in salvo chi arriva senza poter di fatto intervenire»

spiega il generale Mario Arpino, già Capo di Stato maggiore della Difesa, a formiche.net . «O peggio le stesse navi occidentali potrebbero involontariamente affondare le malandate imbarcazioni con cui arrivano i migranti».

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