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Altra grana per il governo: 13mila famiglie sul lastrico dopo il crac di "Deiulemar"

Buco da 720 milioni per le obbligazioni della compagnia di navigazione: 13mila famiglie sul lastrico

Altra grana per il governo: 13mila famiglie sul lastrico dopo il crac di "Deiulemar"

Simone Di MeoTorre del Greco (Na) Tredicimila famiglie sul lastrico, un crac da 720 milioni di euro e nessuna speranza di recuperare un centesimo. Di fronte al fallimento della «Deiulemar» finanche lo scandalo della «Banca Etruria» diventa «argent de poche». Ma in questo caso non ci saranno risarcimenti o indennizzi per gli obbligazionisti che hanno investito i risparmi di una vita nella compagnia di navigazione di Torre del Greco (Na) colata a picco nel 2012 per una voragine nei conti tutt'oggi inspiegabile, nonostante il processo di primo grado che ha condannato le famiglie degli armatori Della Gatta, Iuliano e Lembo a pene oscillanti tra gli otto e i diciassette anni di carcere. Le indagini della Procura di Roma, a cui il fascicolo è arrivato dopo un ping pong durato mesi sulla competenza con Torre Annunziata, non sono riuscite infatti a ricostruire la genesi del disastro e, cosa ancor più grave, a individuare i forzieri della società occultati, secondo gli investigatori, nei paradisi fiscali. I sequestri dei beni, richiesti dalla curatela, coprono appena una piccolissima porzione degli aventi diritto e non è affatto detto che arrivino le confische.A pagare il prezzo più alto è stata la città dove la società aveva sede, famosa nel mondo per i corallo e l'arte orafa: nei venti mesi successivi al default, hanno abbassato le saracinesche decine e decine di negozi.

Giovani coppie, che avevano sperato di spuntare un gruzzoletto con gli interessi del 7 per cento annuo sulle cedole, hanno rimandato convivenze e matrimoni, disdetto contratti di mutuo per l'acquisto della casa. L'economia di una intera comunità è collassata su se stessa. Nessuno lo ha denunciato pubblicamente, ma tra i vecchi marittimi della società c'è la convinzione che i suicidi di tre colleghi avvenuti tra il 2012 e il 2014 siano collegati alla disperazione di aver perso tutto.Per i naufraghi della «Deiulemar» il governo Renzi non ha però previsto alcun aiuto. E se è vero che un istituto di credito gode di garanzie di sopravvivenza (per sé e per i suoi clienti) che una compagnia di navigazione non possiede, è altrettanto vero che la Consob non ha fermato la raccolta del risparmio da parte della «Deiulemar» alle prime sirene d'allarme, lasciando intendere che fosse tutto sotto controllo. Anzi, stando alle denunce presentate dagli avvocati degli obbligazionisti, fin dal 2005 l'organo di controllo «non ha monitorato la complessiva esposizione debitoria e non ha verificato l'effettiva esigibilità dei prestiti obbligazionari autorizzati».In un'accorata lettera di due giorni fa, il sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello, ha chiesto al presidente della Repubblica Mattarella e al premier Renzi una commissione d'inchiesta parlamentare sulla gestione della crisi della società. Per tutelare gli obbligazionisti, anzitutto.

E per reclamare l'invio degli «ispettori nelle Procure che avevano ricevuto segnalazioni da Bankitalia» e che, colpevolmente, le hanno sottovalutate.Loro gli sventurati col conto corrente prosciugato sono pronti alle barricate. Pretendono lo stesso trattamento dei risparmiatori della «Banca Etruria».

Appuntamento a Roma, l'11 gennaio.

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