Morbido con i sindacati, propositivo con il governo guidato da Paolo Gentiloni. Se proprio bisogna trovare un passaggio critico nella relazione del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, è verso le «avventure» politiche pericolose. Sui conti pubblici «facciamoci guidare da competenza e serietà e abbandoniamo ricette fantasiose e di facile consenso. Lasciamo a chi si inventa leader, senza nemmeno avere il senso della storia, di propagandare avventure pericolose che ci porterebbero dritti fuori dall'Europa e dentro fallimenti pubblici e privati». Facile individuare l'obiettivo politico del leader di viale dell'Astronomia nel Movimento cinque stelle o nel polo sovranista e, in generale, in chi mette in discussione l'euro.
Ma allargando il significato, nella critica ci potrebbero stare anche quelli che puntano a strappi con l'Unione europea su deficit e debito. E in questo caso rientra anche il segretario Pd Matteo Renzi. «Sappiamo che l'Italia è obbligata a percorrere un sentiero stretto. La riduzione del deficit pubblico non ci è chiesta solo dalla Commissione europea, ma anche da chi lo finanzia, che è diventato più diffidente riguardo ai nostri conti pubblici». Gli investitori, quindi.
Il messaggio politico degli industriali tocca le regole del gioco. La linea è quella storica di Confindustria. «Non abbiamo mai nascosto la nostra vocazione al maggioritario». La «tentazione proporzionalista che oggi vediamo riemergere» potrebbe «rivelarsi fatale per l'Italia. Comincerebbe una nuova stazione di immobilismo in un quadro neo corporativo e neo consociativo». Le probabilità che torni un maggioritario sono poche e le parole di Boccia sono da interpretare come un no ad un eventuale accordo tra Pd e centrodestra, a meno che non sia fondato su programma preciso di riforme. Su questo Boccia vorrebbe che fossero coinvolte anche le parti sociali e dà la la disponibilità di Confindustria a partecipare a un «Patto di scopo tra imprenditori, lavoratori, politica, banche e istituzioni finanziarie».
Nella relazione non ci sono accenni ad alcuni temi critici per le imprese. Niente sullo strumento che dovrà sostituire i voucher lavoro, aboliti per volontà della Cgil. Prevale la solidarietà tra organizzazioni confederali, tutte in crisi, e il tentativo di lanciare il «Patto per la fabbrica». Accordi tra sindacati e associazioni datoriali «per crescere, aumentare i salari e la produttività». Impossibile farlo senza la principale organizzazione dei lavoratori.
C'è la critica alle misure contenute nella manovra correttiva varata dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sullo split payment e le compensazioni. «Le più recenti iniziative legislative in materia di Iva, disegnano un sistema di adempimenti poco efficace nella tutela degli interessi dell'Erario e al contempo più gravoso e complesso per le imprese». Toni molto più morbidi di quelli usati dalla stessa Confindustria durante le audizioni parlamentari.
La parte propositiva è concentrata sul costo del lavoro.
La proposta lanciata da Confindustria è «azzerare il cuneo fiscale sull'assunzione dei giovani per i primi tre anni» e poi per tutti. C'è anche la decontribuzione dei premi di produttività. Il tutto per recuperare un «20 anni perduti». Sfide solo un governo forte sarà in grado di affrontare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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