Altra pioggia di missili, Kiev al buio e senz'acqua. E trema pure la Moldavia

Centrali energetiche nel mirino: blackout continui. Razzo abbattuto cade oltre confine

Altra pioggia di missili, Kiev al buio e senz'acqua. E trema pure la Moldavia

La strategia militare russa sta dando i suoi primi, drammatici, frutti. Colpire a tappeto centrali energetiche e fonti di approvvigionamento sta mettendo in ginocchio l'Ucraina. Al punto che dopo gli ultimi bombardamenti russi, addirittura l'80% delle utenze private di Kiev è rimasta ieri senz'acqua corrente e 350 mila abitazioni sono senza elettricità. L'allarme è arrivato dal sindaco della Capitale Vitaliy Klitschko: «Gli specialisti stanno lavorando per ripristinare le stazioni di approvvigionamento idrico il prima possibile ma attualmente a causa dei danni a un impianto energetico vicino a Kiev, l'80% dei consumatori della capitale rimane senza approvvigionamento idrico». In serata infatti la situazione è migliorata grazie ai tanti interventi tecnici in città, ma ancora il 40% dei residenti non ha accesso all'acqua corrente. Con i tanti quartieri rimasti invece senza elettricità dopo i raid russi di ieri, circa 270mila persone sono completamente al buio.

Una situazione drammatica. Al netto degli interventi di ripristino, anche in tempi rapidi, se questi numeri riguardano la principale e meglio servita città, è facile immagine quale sia il caos quotidiano in città e villaggi minori, specie per una società in larga parte rurale. E con l'imminente arrivo dell'inverno, alla costante emergenza bellica va aggiunta anche quella che sarà una inevitabile emergenza umanitaria e sanitaria. Eppure, informano da Kiev, «su più di 50 missili lanciati 44 sono stati intercettati» ma nonostante questo «gli invasori russi hanno danneggiato 18 strutture, la maggior parte delle quali sono impianti energetici» ha detto il primo ministro Denys Shmyhal aggiungendo che «missili e droni hanno colpito 10 regioni e le conseguenze sarebbero potuto essere molto peggiori senza il lavoro eroico e professionale delle forze di Difesa aerea». Secondo un primo bilancio sarebbero state danneggiate infrastrutture energetiche nelle regioni di Cherkasy, nel centro del Paese, e Chernivtsi, nel sud-ovest, oltre che a Kiev. Gli allarmi anti-aerei sono risuonati per tutta la mattinata e parte della giornata di ieri anche nelle regioni di Zhytomyr, Vinnitsa, Cherkasy, Chernivtsi, Kirovograd, Nikolaev e Odessa.

E a proposito di un possibile allargamento del conflitto, un missile che è stato abbattuto dalla difesa antiaerea ucraina è caduto all'estremità settentrionale della città moldava di Naslavcea, situata al confine con l'Ucraina. «L'attacco russo non ha interessato la diga Naslavcea, ma sono state attaccate le componenti elettriche della diga ucraina di Dnestrovsk, con i trasformatori elettrici nel mirino», spiegano le autorità moldava. Anche il Paese confinante all'Ucraina starebbe vivendo un momento delicato, sia per le numerose interruzioni agli impianti elettrici, sia per il rischio di mire russe sul Paese, con lo spettro di un intervento militare per rovesciare il governo di Chisinau. Tanto che un rappresentante dell'ambasciata russa nella capitale è stata dichiarata «persona non grata», scelta motivata dagli «attacchi missilistici a un Paese vicino» e dalle «crescenti minacce alla sicurezza energetica della Moldavia».

Il tema centrali energetiche rimane quindi fondamentale. In particolare quello legato alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande e importante d'Europa. I missili russi di ieri hanno colpito anche la centrale idroelettrica della città sul fiume Dnepr. In numerosi video diffusi sui social si vede pure una grossa colonna di fumo nero salire dalla diga adiacente alla centrale. L'allerta resta altissimo.

In caso di danni seri a centrali nucleari la strategia russa avrebbe una ulteriore inaccettabile evoluzione. Isolare l'Ucraina lasciandola al freddo e al buio è infatti terribile e cinico ma fa purtroppo parte di una logica di guerra. Causare un disastro nucleare non avrebbe invece né alibi né giustificazioni di nessun tipo.

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