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Altri arrivi, Lampedusa nel caos. La gente: occupiamo il Comune

Il leghista Lucia guida la protesta: pronti ad atti di forza. Il governo corre ai ripari e manda tre navi quarantena

Altri arrivi, Lampedusa nel caos. La gente: occupiamo il Comune

La resa dei conti a Lampedusa è arrivata. Gli abitanti dello scoglio assediato non ce la fanno più. La goccia che ha fatto traboccare il vaso nella nottata di ieri, quando al porto nuovo è arrivato un peschereccio con a bordo 450 tunisini e la protesta si è accesa. Circa 350 isolani si sono piazzati di fronte alle forze dell'ordine impegnate a far scendere sul molo i clandestini. Capitanati dall'ex senatrice leghista Angela Maraventano e dal coraggioso Attilio Lucia, vice coordinatore della Lega di Lampedusa e ormai simbolo della lotta ai migranti, i residenti si sono lanciati in una protesta senza precedenti. Muniti di striscioni hanno iniziato a gridare: «Via di qui, ci siamo rotti le scatole. Rimpatriateli subito. Sono tunisini, non scappano dalla guerra». E poi ancora: «Governo criminale, noi non ci spaventiamo di nessuno. Lamorgese, adesso ci hai rotto, vi siete venduti l'Italia, ma con Lampedusa non ce la farete». Mentre la Maraventano si è sdraiata a terra per non far passare i mezzi di soccorso.

Nella mattinata di ieri protesta anche di fronte al Comune, dove il sindaco Totò Martello, che dopo aver sparato a zero per giorni contro i cronisti che raccontavano la fuga dei migranti dall'hotspot, invocando persino l'Ordine dei giornalisti, ora ammette «la situazione insostenibile» e pare schierarsi con i suoi concittadini. Martello si è, suo malgrado, appiattito sulle posizioni leghiste, di fatto dando ragione a quanto sostenuto da sempre dall'opposizione, ovvero che Lampedusa non può più accogliere immigrati.

«Se entro oggi - spiega Lucia al Giornale - il primo cittadino non emetterà un'ordinanza di chiusura dell'hotspot, che ora con i nuovi arrivi avrà 1.500 ospiti circa. Se non chiuderà negozi, per impedire ai migranti di rubare, saccheggiare e altro, noi siamo pronti agli atti di forza, ci impossesseremo del municipio. Questa è diventata una guerra, è una questione di principio. Siamo allo sciopero e al blocco totale». E prosegue: «Non ne possiamo più. Sono anni che affossano l'isola e ci riempiono di clandestini nel silenzio assoluto del governo. Se non sarà l'esecutivo a bloccare gli sbarchi lo faremo noi! Lampedusa deve tornare a essere ciò che è: un'isola che vive di turismo». Il governatore siciliano Nello Musumeci ha convocato d'urgenza la giunta e chiede a Conte la convocazione di un Consiglio dei ministri ad hoc: «Mi rivolgo direttamente al presidente Conte. Lampedusa non ce la fa più - scrive su Facebook il governatore - la Sicilia non può continuare a pagare l'indifferenza di Bruxelles e il silenzio di Roma».

Il peschereccio arrivato ieri notte è stato intercettato dai mezzi della Guardia costiera e della Guardia di finanza mentre rischiava di capovolgersi a 4 miglia nautiche dall'isola a causa del forte vento di scirocco.

Ieri in tutto sono arrivati a Lampedusa circa 500 tunisini, una trentina di loro su piccole imbarcazioni. Martello, dalla sua, ha scritto al presidente tunisino Kais Saied, di fatto minacciandolo di raggiungerlo facendo la traversata al contrario. «Siamo in ginocchio - ha detto il sindaco -. La situazione è insostenibile: o il governo prende decisioni immediate oppure sciopererà tutta l'isola. Sarà direttamente l'amministrazione a dichiarare lo sciopero, chiudendo tutto. Non è possibile continuare a sopportare queste angherie da parte del governo». Intanto il presidente della commissione Shengen, Eugenio Zoffili ha convocato d'urgenza il ministro Lamorgese.

Ma anche le Ong continuano a far sbarcare migranti in Sicilia, in testa la «Louise Michel» di Bansky, che ha soccorso 130 immigrati.

La Lamorgese e il premier Conte hanno deciso di affrontare il problema prevedendo altre tre navi quarantena, che costeranno agli italiani almeno 2 milioni di euro l'una.

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