L'Italia è nella lista. Non una lista qualunque: quella dei 25 Paesi dove i terroristi rivendicherebbero "attività in corso". Lo dicono, nero su bianco, le chat di un gruppo riservato in cui Il Giornale è riuscito ad accedere. Il gruppo si definisce "difensore dei martiri". Virtuale, ma con base territoriale in Cisgiordania, raggruppa affiliati di Hamas, del Movimento per la Jihad Palestinese e del braccio armato: le Brigate Al-Quds. Senza mezzi termini, si legge: "le Brigate Al-Quds affermano che rimarranno salde sulla via della jihad e della resistenza fino alla liberazione".
Il messaggio non è simbolico, ma organizzativo: "Fratelli, lanciatevi nella Jihad", si legge. "Seguite i giovani martiri" e "Sparate a tutto ciò che si muove". Bersaglio primario sarebbero le comunità ebraiche in modo da "combattere il nemico sionista finché rimarrà sulla nostra terra". Ma non solo: nel mirino ci sarebbe l'intero Occidente, accusato di "umiliare i musulmani oppressi" in una chiamata esplicita alla Jihad europea: "non essere neutrale, sii estremista fino alla morte".
Messaggi di morte, in cui si glorifica la violenza a tutti i costi ma anche base logistica concreta: nella chat infatti ci sono indicazioni per procurarsi armi, testimonianze video di esecuzione pubbliche a Gaza e avvertimenti di attacchi terroristici. "Domani al governatorato centrale verrà eseguita la condanna a morte degli agenti che collaborano con il nemico", recita uno dei messaggi.
Ed è in mezzo a queste istruzioni di morte che compare il nome dell'Italia, inserita nella lista pubblicata pochi giorni fa: tra Mauritania e Algeria, Norvegia e Qatar, insieme a Francia, Belgio, Germania. Le "attività", sempre secondo i documenti visionati, sarebbero diffuse.
Il collegamento con il mondo reale sembrerebbe già emergere: il deposito d'armi scoperto a Vienna e alcuni arresti con legami in Germania indicherebbero reti operative, uomini e materiale presenti in Europa. "Siamo già qui" potrebbe non essere più solo uno slogan, ma una constatazione operativa. Il rischio di una nuova Jihad che tenterebbe di insediarsi nel cuore dell'Europa sembrerebbe reale: quell'Europa che - paradossalmente - attraverso i finanziamenti all'Autorità Nazionale Palestinese, metterebbe in mano proprio a quei "martiri" stipendi da milioni di euro.
E mentre nei salotti patinati
dell'Europa si discute di sfumature, altrove si scrivono liste. Quell'Europa che riesce ancora a scambiare il fanatismo per disagio sociale, la strategia per rumore di fondo. Fino a quando la realtà non bussa e non chiede permesso.