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Ancora un italiano vincente. A Parisi il Nobel per la Fisica

Un genio rivoluzionario nella "comprensione dei sistemi complessi". I suoi allievi: "It's coming Rome..."

Ancora un italiano vincente. A Parisi il Nobel per la Fisica

Una volta Giorgio Parisi ha spiegato che quello che accade sui «vetri di spin», dei sistemi magnetici caratterizzati da grande disordine, è quello che vediamo a teatro, durante una tragedia di Shakespeare. Su quel palco, come sui vetri di spin, va in onda il conflitto: lo scontro delle passioni umane (o delle proprietà magnetiche), la guerra fra gli opposti, il tentativo, da parte di chi si ritrova nel mezzo, fra i Capuleti e i Montecchi, di arrabattarsi, e di non finire come Mercuzio, bensì di riuscire a individuare lo spazio vitale di un compromesso. Le particelle elementari, i materiali, le anime, sono tutto un caos, uno spettacolo infinito di polemos, padre di tutte le cose, come diceva Eraclito; eppure, ed è per questo che ieri Giorgio Parisi ha ricevuto il Nobel per la Fisica, in questo disordine apparentemente privo di regole, c'è quello che gli scienziati definiscono una «struttura nascosta», e i comuni mortali un senso.

Certo, tutto questo è stato spiegato e dimostrato da Parisi, nato a Roma nel '48, studi alla Sapienza sotto la guida di Nicola Cabibbo (a cui invece il Nobel fu negato e questa è stata, forse, anche la sua rivalsa postuma), attraverso la matematica; e, da quel momento, le soluzioni scovate da Parisi hanno trovato applicazione in altri campi, nelle neuroscienze, nell'immunologia, in biologia, nei lavori sui supercomputer, nell'osservazione dei movimenti degli animali. L'Accademia di Svezia, che gli ha assegnato il riconoscimento con Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann (un giapponese e un tedesco, premiati per le loro ricerche su modelli climatici e il riscaldamento globale), lo ha elogiato «per la scoperta dell'interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici da scala atomica a scala planetaria» e per il suo contributo «nella comprensione dei sistemi fisici complessi». E quale sistema complesso, non soltanto in fisica, non soffre di quella che viene definita «frustrazione», cioè quella situazione in cui le particelle devono arrangiarsi e cercare un compromesso, da un mucchio granelli di sabbia al parlamento, da un cubetto di ghiaccio a un ménage familiare?

Ecco, il professor Parisi ci fa sognare, non soltanto perché ha portato a casa il Nobel - «It's coming Rome», è lo striscione con cui lo hanno celebrato ieri i suoi allievi alla Sapienza, dove insegna Fisica teorica, con riferimento alla coppa degli Europei di calcio, il primo dei trofei conquistati dall'Italia quest'anno - ma perché ci fa sperare che, in fondo, equazioni a parte, che sarebbero forse inquietanti, le litigate, le gelosie, i giochetti politici, gli amori tormentati e quelli apparentemente lineari (se sotto il caos c'è l'ordine, sotto l'ordine c'è il caos...), i risultati elettorali, i sentieri misteriosi intrapresi dal nostro cervello quando salta qualche neurone, ma anche il temporale, le glaciazioni, la Storia e tutte quelle sfumature dell'animo umano, in fondo, non siano soltanto casuali... Poi, da lì a capirli, come è riuscito a fare lui con le sue formule...

Parisi, da parte sua, si è detto sorpreso, anche se si era tenuto il cellulare a portata di mano perché, dopo aver vinto il Premio Wolf, era nella lista dei papabili; e ieri, durante i festeggiamenti alla Sapienza, accolto dall'Inno di Mameli e in compagnia del ministro dell'Università Maria Cristina Messa, ha ricordato la necessità di finanziamenti alla ricerca (il cambiamento di atteggiamento dell'Italia verso la scienza, ha detto, deve essere «incrementato con la prossima Finanziaria») e ha ringraziato ateneo e colleghi: «La Rettrice mi ha definito gigante ma, come diceva Newton, se ho potuto vedere così lontano è proprio perché mi sono arrampicato sulle spalle di giganti. Perché certe cose le fai da solo, certe solo con l'aiuto degli altri».

E magari scopri che un senso c'è, alla fine, e puoi anche raccontarlo al mondo.

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